#Maratona di scrittura 8 Marzo 2025

Il mare all’orizzonte

Appena sveglia Giusy aprì la finestra e osservò il mare all’orizzonte. Come ogni mattina scese da Luciana, la barista, per la colazione. Le piaceva sfogliare il calendario giornaliero che teneva sul banco. Quel giorno l’aforismo enunciava: Bastano cinque secondi per perdere ciò che hai, solo l’amore che hai dato non sparirà mai!

Si incamminò quindi verso il cimitero per l’abituale saluto al suo grande amore: Valentino, con cui aveva condiviso trent’anni di vita. Se ne era andato troppo presto; l’orto intorno a casa sentiva la sua mancanza: senza la cura che lui dedicava agli ortaggi, le piante morirono. I loro tre figli non avevano tempo per occuparsi di pomodori e cetrioli preferendo comprarli già pronti.

Il cimitero era ancora chiuso. Dispiaciuta Giusy attraversò la strada sulle strisce per andare dalla cognata che abitava a fianco del fioraio. Non vide arrivare lo scooter assorta nei suoi pensieri, sentì la botta, lo stridere dei freni e le sembrò di volare in alto. Per un attimo vide il suo Valy, così chiamava suo marito, che le sorrideva; poi l’impatto con l’asfalto e avvertì il suo corpo rotolare lontano.

Intorno a lei le urla si confondevano con i fischi delle sirene e i rumori delle pale dell’elicottero. Non sentiva dolore, Giusy, non ancora. Circondata dall’agitazione dei medici per stabilizzare la sua vita, si lasciò andare.

Dopo cinque giorni di coma, riaprì gli occhi. La notizia del suo risveglio si propagò per il tam tam degli amici e tutti tirarono un sospiro di sollievo.  Era una donna forte, sessanta settenne, ma ancora attiva, gentile con tutti.

Cinque anni dopo Giusy ricorda bene i giorni convulsi che le avevano stravolto la vita! Oggi quando si sveglia, deve aspettare l’infermiera che la metta sulla carrozzina, le apra la finestra e lei  guarda il mare: è il solito, ma non è casa sua. Spera di poter uscire dopo colazione, ma se nessuno l’andrà a trovare non potrà che rimanere parcheggiata nel lungo corridoio o nel salone delle attività insieme agli altri anziani dimenticati dalla società che, come lei, hanno bisogno di assistenza.

A un anno dall’incidente, dopo che la fisioterapia mirata le aveva fatto recuperare una buona parte di movimenti, aveva preso il Covid 19 e, di seguito un ictus l’aveva sprofondata in una semi paralisi irreversibile. Lei lottava per riprendere la funzione delle gambe, ma i medici la invitavano a rassegnarsi: il non poter intervenire immediatamente per via del virus, ha aggravato la sua condizione.

«Mi sento parcheggiata, buttata in un angolo, una donna inutile. Non sono capace di mangiarmi una mela, fare una passeggiata, fare un bagno, posso solo rinchiudermi nel dolore, abbandonata da tutti come una pezza da piedi, anzi, come un pannolone sporco.» Mi dice sconsolata al telefono.

Lei, che ieri viveva ogni giorno intensamente, oggi spera che il suo ultimo giorno arrivi presto.

La vita fuori è frenetica e i figli hanno famiglia propria, non tutti trovano il tempo per la mamma. È una triste realtà: come Giusy quante mamme sono rinchiuse in Case di riposo dove il rispetto a volte è inesistente, il personale indifferente e spesso violento? Il proverbio ci avvisa: Una madre bada a 8 figli ma 8 figli non badano a una madre!

Buon 8 marzo a tutte le Giusy dimenticate.

 

Author Image
Milena Beltrandi

Emiliana a Firenze dal 1970, fa parte del Gruppo Scrittori Firenze. Scrive dal 2017. Alcuni suoi romanzi hanno ottenuto menzioni e premi come: il Nabokov, l’internazionale Pegasus Montefiore Conca, La Ginestra monologo teatrale e III° x racconto La Città sul Ponte. Ha partecipato a 5 antologie a tema e pubblicato una propria raccolta di racconti e ricette Attualmente fa parte della giuria per La città sul ponte.

1 1 vote
Voto all'articolo
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Wordpress Social Share Plugin powered by Ultimatelysocial
WhatsApp