Il pulcino piccolo e nero
«Eh, che maniere! Qui tutti ce l’hanno con me perché io sono piccolo e nero… è un’ingiustizia però».
Una frase indimenticabile quella che accompagnava negli spot di Carosello un piccolo pulcino, tutto nero, che come cappello indossava un guscio d’uovo rotto. Comparso per la prima volta sullo schermo il 14 luglio del 1963 per reclamizzare un noto detersivo, Calimero fu ideato dai fumettisti Nino e Toni Pagotto, in arte Pagot (entrambi veneziani, trasferitisi poi a Milano), partendo dall’idea di un bambino piccolo, disattento e facile a sporcarsi qualunque cosa facesse. Il duo non era certo nuovo ai successi avendo già lanciato sul mercato tanti altri protagonisti, tra cui anche i ben noti Joe Condor e il draghetto Grisù.
Calimero è il quinto figlio della gallina veneta Cesira e di Gallettoni, un gallo nero molto burbero che vive sempre nel guscio da cui è nato come Calimero stesso. La fattoria in cui vive è popolata da molti personaggi come Piero il papero, il professore Gufo Saggio, oltre alla fidanzata di Calimero, Priscilla e l’amico Valeriano.
Malauguratamente, Calimero è il classico pulcino combina guai: l’unico che, in mezzo a una nidiata di fratellini educati e perfetti, riesce sempre a finire nei pasticci. A differenza degli altri, lui cade nella fuliggine e si sporca fino a diventare tutto nero, al punto che la madre stenta a riconoscerlo.
Ma dopo mille avventure, lavato e profumato grazie al detersivo della Mira Lanza, ( «Ava come lava! ») torna sempre ad essere pulito e felice perché viene accolto nuovamente dalla sua famiglia.
La storica voce che lo rese popolare fu quella di Ignazio Colnaghi. Se poi, anche solo una volta vi sarete domandati il perché di un nome tanto originale per un pulcino, sappiate che la sua origine è assai curiosa: Calimero fu così battezzato per via del nome di una chiesa, quella milanese di San Calimero, dove Toni Pagot si era sposato.
Carosello fu il trampolino di lancio per questo tenero personaggio che poco dopo divenne un cartone autonomo. La nuova trama si sganciava dalla triste storia: il pulcino non veniva più abbandonato dai genitori ma viveva con loro e rimaneva di colore nero, diventando il suo segno distintivo.
In buona sostanza però, il pulcino più piccolo e nero della storia della televisione, ha rappresentato per molte generazioni di bambini la reincarnazione del modello del brutto anatroccolo delle fiabe di Hans Christian Andersen, un personaggio similare che, a causa del suo stato, è costretto ad affrontare varie avventure dove non sempre il bene trionfa.
Per fortuna, nel Carosello, il povero Calimero veniva sempre salvato dall’ Olandesina la quale, per la gioia di tutti i piccini, riusciva a dimostrare che lui non era nero per natura, bensì soltanto sporco.
Probabilmente, il successo di questo personaggio è stato proprio dovuto al fatto che ognuno di noi almeno una volta nella vita si è sentito come lui, con il desiderio di una storia a lieto fine. Diversamente da molti cartoni animati di oggi, in ogni sua storia il pulcino si confrontava con aspetti fondamentali della vita, trasmettendo un insegnamento, una morale velata e leggera ma sempre presente.
Ciò nonostante lo spot pubblicitario non mancò di ricevere negli anni Settanta aspre critiche per l’uso di toni ritenuti quasi razzisti per via dell’associazione del colore nero allo sporco; ma nel 1963 non si notava certo questo accento razzista poiché era il popolo italiano che migrava e non erano presenti stranieri sul territorio italiano. Si evidenziò anche una presa in giro del regionalismo veneto sia per il dialetto parlato dalla gallina Cesira che per il suo modo di abbandonare il figlioletto, per via del colore diverso.
Fortunatamente queste critiche piuttosto puerili non ne impedirono il successo e ancora oggi, con una vena di nostalgia forse dovuta anche ai tempi che furono, noi tutti lo ricordiamo con affetto nel giorno del suo compleanno!
Un’ultima raccomandazione: piccolo Calimero, cerca di non sporcarti, almeno per oggi!