La rapa di San Fiorenzo
La rapa (Brassica rapa) è un ortaggio appartenente alle Brassicacee
Tra Borgo de’ Greci e via della Vigna Vecchia, a pochi passi dal Duomo e da Piazza della Signoria, sorge una piazzetta, curiosa nel nome quanto nella forma. Essa si intitola Piazza San Firenze e il suo nome eleva la nostra città a somma santità.
Stretta e lunga, è dominata dalla Chiesa di San Filippo Neri, trionfo dello stile Barocco e da Palazzo Gondi, un altro raffinato esempio di architettura signorile fiorentina edificato da Giuliano da Sangallo.
Ma vi siete mai chiesti come mai la città stessa si è elevata a santità, dedicandosi addirittura questo spazio?
Ebbene, partiamo dal principio: il curioso nome della piazza deriva dalla campanilistica modifica del nome del santo Fiorenzo a cui era dedicata una chiesetta posizionata sul lato est della piazza.
In altre parole accadde che sua santità Fiorenzo perse di fatto la propria personalità, e come Florentia aveva cambiato veste nel nome di Firenze, San Fiorenzo si trovò ad essere mutato in San Firenze.
Nonostante questa particolare evoluzione nominale, il nostro Fiorenzo è rimasto davvero un santo poco conosciuto anche tra i suoi concittadini; probabilmente egli era stato un martire soldato, di cui il ricordo sarebbe andato certamente perduto nel tempo se non fosse stata per quella chiesetta che diede il nome alla piazza, riecheggiando per la città. Eppure la chiesa, demolita nel Seicento, attendeva con ardore l’arrivo di un suo “dito”, unica reliquia da conservare e venerare!
Ma le curiosità, riguardo al nostro santo cittadino, non finiscono qui perché l’iconografia suscita ancora più perplessità, nascondendo una bizzarra verità.
Tutti voi sapete che ogni santo ha associata alla sua immagine generativa un oggetto, oppure una posa, o anche uno strumento del martirio che lo rende facilmente individuabile nello scenario collettivo: per citare alcuni esempi, Santa Caterina ha la sua ruota dentata, oppure Santa Lucia tiene sempre seco il suo piattino con due occhi.
Ma se cerchiamo San Fiorenzo nella città dei grandi pittori, scopriremo che il santo in questione tiene in mano qualcosa d’insolitamente contadino; infatti egli stringe a se’ un ortaggio, o meglio, per la precisione…una rapa!
Chissà perché un santo dovrebbe avere avuto come suo emblema una rapa! Le ipotesi che affiorano alla mente sono molte: probabilmente egli fu un contadino, oppure uno speziale, o anche un frate dedito alla cura del giardino.
E invece no, miei cari lettori! Siamo caduti tutti in errore, perché il simbolo ad esso associato non rimanda al suo mestiere, alla sua vita o alla modalità del suo martirio bensì, semplicemente, ad una curiosità tutt’altro che intuitiva: la festa di San Fiorenzo cade il 30 dicembre, periodo freddo e assai di magra per i frutti di ogni orto. In qualità di penultimo giorno dell’anno da dedicare alla raccolta di quanto è reduce dai geli di dicembre, era esattamente in questo giorno che si era soliti dedicarsi alla raccolta della rapa in tutti i campi della Toscana, quale ultimo frutto dell’anno!
Ed ora che il mistero sulla rapa è stato svelato, è importante fare un ultimo accenno a questa misteriosa e arcana piazza, tornando però un passo indietro nella storia, alla Florentia d’epoca romana.
Gli scavi archeologici effettuati nel 1772, in occasione della ristrutturazione della chiesa di San Filippo Neri, portarono alla luce resti di un edifico di epoca romana: per alcuni archeologici si trattava di un tempio dedicato alla dea della fertilità, Iside. La querelle fra gli studiosi fu assai lunga: ci fu una sorta di scissione tra coloro che si fecero sostenitori dell’ipotesi che il tempio fosse stato edificato per essere dedicato alla dea e chi invece patteggiava per un semplice edificio di servizio al vicinissimo teatro.
Le discussioni si protrassero fino al maggio del 2009 anno in cui, dopo il ritrovamento di alcune statue, di frammenti marmorei ed iscrizioni lapidee, in aiuto al caso entrò in gioco la lingua latina. Scavando per la realizzazione di una vasca antincendio, vicino all’ascensore dell’archivio del Tribunale di San Filippo Neri, emersero dei frammenti recanti la dicitura AE, perfettamente compatibile con nome latino della dea ISIDAE.
Indizi, supposizioni che non portarono mai ad un’assoluta verità, ma che confermarono soltanto la probabilità che esistesse un antico sito religioso islamico in quella zona, molto probabilmente proprio sotto la piazza che fa eco alla nostra città.
D’altra parte dobbiamo pensare che se a Firenze, in epoca romana, si annoveravano tra le varie divinità anche un probabile dio Arno, non ci sarebbe nulla di cui stupirsi se qualcuno avesse dedicato le sue attenzioni anche alla dea Iside, quale protettrice delle acque del grande fiume Nilo!
Che cosa volete che vi dica: noi fiorentini siamo sempre stati un poco egocentrici. Sicuramente il fiume Arno, che attraversa la nostra città, ci inorgogliva comunque, ma l’intento è evidente : Florentia già allora mirava molto più in alto, puntava a un glorioso destino…
E per farlo confidò, a buona ragione, nell’aiuto di ingegni, di santità, di misteri e perché no?
Anche di … qualche divinità!
. . . . è sempre un piacere, leggere le Sue interessanti “pillole”di storia fiorentina . . . grazie
Grazie Barbara, bella e interessante storia