Donne di casa Medici

Maria Maddalena d’Austria, orgoglio imperiale

Maria Maddalena d’Austria fu nipote e sorella d’imperatori. Inutile dire che l’orgoglio delle sue origini imperiali lo sentì tutto, fin nel profondo dell’anima; purtroppo però, ella fu destinata soltanto a fare da reggente al suo figlio maschio. Niente di più, niente di meno. Il destino delle donne era questo: spesso escluse come figlie dall’eredità del trono nelle famiglie d’origine, potevano al massimo raggiungerlo come madri e come mogli attraverso la reggenza, nei casati in cui entravano per matrimonio e in Paesi spesso stranieri. Niente di più, niente di meno, lo ribadisco.

Maria Maddalena d’Austria (Graz, 7 ottobre 1589 – Passavia, 1º novembre 1631)

Ma cominciamo dal principio: Cosimo II de’ Medici, figlio di Ferdinando I e di Cristina di Lorena, godette di poca fama e di poca vita. Nato nel 1590, morirà infatti nel 1621 a soli trentun anni: un granduca che, quasi sempre malmesso come salute, doveva lasciarsi guidare dalla propria moglie.

Di contro, Maria Maddalena intraprendente e in forma lo era eccome. Nata a Graz nell’ottobre del 1587, dall’arciduca Carlo II e da Maria Anna di Baviera, la sua persona era tanto regale da discendere da una casata che aveva avuto fra i suoi antenati l’ imperatore Carlo V, il che significa l’uomo più potente dell’Europa nel XVI secolo.

Ella era ben in grado di soddisfare le volontà espresse dal marito però, nel fare questo, finì presto vittima delle ire della suocera, Cristina di Lorena, la quale non intendeva certo lasciare spazio alla nuora, visto che in fatto di amore per il potere, lei riusciva perfino a superarla.

Siamo nel XVII secolo, sono lontani i bei tempi di quando Piccarda Bueri fu moglie di Giovanni di Bicci, o di Contessina de’ Bardi, che divenne moglie di Cosimo il Vecchio; sono passati tantissimi anni perfino dai tempi in cui vissero donne come Lucrezia Tornabuoni, madre del Magnifico, oppure le due Orsini: Clarice moglie del grande Lorenzo e Alfonsina sposata al loro figlio Piero.

Adesso in famiglia Medici si erano andate a cercare mogli appartenenti a casate regnanti, oppure nel peggiore dei casi, facenti parte di quelle che con i regnanti avevano stretto forti legami di parentela. Ed ecco che per Alessandro, duca di Penne, che è il primo a governare lo Stato toscano dopo che si è avviato il Principato, entra in scena come moglie Margherita d’Austria, figlia di Carlo V imperatore; ecco che Cosimo I sposa Eleonora di Toledo, figlia di un viceré spagnolo; ecco che il loro figlio, Francesco I, si lega in matrimonio con Giovanna d’Austria, sorella dell’imperatore; ecco Ferdinando I, il fratello di Francesco che per regnare si libererà anche della veste di cardinale e sposerà Maria Cristina di Lorena, nipote della regina Caterina nata da una figlia di lei; oppure Claudia che andrà in sposa a Enrico di Lorena.

Una volta ricordati con una siffatta carrellata tutti questi titoli nobiliari, pare scontato anche pensare a Maria Maddalena d’ Austria come moglie di Cosimo II, non vi pare?

Maria Maddalena apparteneva alla stirpe degli Asburgo e anche quando nel 1608 entrò a far parte della famiglia Medici sposando il granduca di Toscana, il nome del suo casato condizionò molte delle scelte politiche e culturali.

Di lei si ricordano numerosi avvenimenti; decisioni  prese molto spesso in modo spietato, condannate senza appello dagli storici postumi come atti errati e valutazioni scorrette. Risoluzioni assoggettate a uno spirito religioso bigotto e bacchettone, questa la loro classificazione. Ecco perché al periodo di reggenza condiviso con la suocera Cristina di Lorena, si fa risalire pure l’inizio della decadenza del potere mediceo, da tutti universalmente riconosciuto come “una irreversibile china in discesa” causata dall’incapacità a governare di queste figure femminili.

Ma, a sua discolpa, va detto che Maria Maddalena era entrata a Firenze da straniera e tale era rimasta per sempre. E sebbene le venne riconosciuto uno spirito gioviale, ella fu comunque poco amata indistintamente dal popolo come dalla corte. Di fatto, non fu poi tutta colpa sua; perfino nelle clausole di matrimonio era già stato stabilito che la futura granduchessa avrebbe potuto condurre con sé in Toscana una propria corte!

Era stato a partire dal 1602 che il granduca di Toscana Ferdinando I de’ Medici aveva cominciato a cercare moglie per il proprio figlio primogenito Cosimo, allora dodicenne. L’ambito della scelta si era ristretto sin dal principio a una delle arciduchesse asburgiche. Il granduca aveva infatti necessità di rinsaldare le relazioni con la Spagna di Filippo III e nello stesso tempo desiderava mettersi sotto la diretta protezione del ramo imperiale degli Asburgo, in modo da bilanciare il predominio spagnolo sugli stati italiani.

Le trattative matrimoniali furono lunghe e complesse, senza specificare se la candidata alle nozze sarebbe stata Maddalena (allora quindicenne) oppure la sorella Costanza. Poi, finalmente, venne steso il contratto matrimoniale il 28 giugno 1608 a Madrid e i contraenti si accordarono sul fatto che Maddalena avesse una dote in tutto uguale a quella ricevuta dalla sorella in occasione delle sue recenti nozze, avvenute nel frattempo con il re di Polonia.

Il matrimonio fu celebrato per procura a Graz il 14 sett. 1608 nella chiesa dei Gesuiti, annessa al palazzo arciducale; lo sposo era rappresentato da Paolo Giordano Orsini, figlio del duca di Bracciano. Quindi, pochi giorni dopo, la ragazza partì da Graz accompagnata dal fratello Massimiliano e da un numeroso seguito, per raggiungere Firenze.

La comitiva s’imbarcò a Trieste alla volta di Ravenna su sei galere; da qui proseguì per via di terra verso la Toscana, e finalmente, il 15 ottobre in prossimità di Firenze, la sposa incontrò per la prima volta lo sposo.

Il fatto che questi conoscesse un po’ il tedesco dovette senza dubbio facilitare i primi approcci; comunque, Cosimo la sera stessa fece ritorno a Firenze, mentre Maddalena proseguì da sola il viaggio a piccole tappe, fermandosi nelle principali residenze medicee che incontrava sul suo cammino.

Ritratto di Cosimo II de’ Medici, granduca di Toscana, dipinto a olio ad opera di Justus Sustermans.

Il 18 ottobre dalla porta al Prato entrò finalmente in città, sontuosamente parata di archi trionfali, realizzati da Lorenzo Franceschi, scese dalla carrozza per mostrarsi alla folla e poi, sotto un baldacchino predisposto per l’occasione, fu incoronata dal granduca Ferdinando in persona quale principessa di Toscana. Il cammino proseguì a cavallo fino a Palazzo Pitti, residenza granducale e da quel momento le feste, le cerimonie e i banchetti, che avevano richiesto mesi di preparativi, si susseguirono a ritmo vertiginoso.

Le fastose celebrazioni erano state organizzate dallo stesso granduca, che intendeva con questo mezzo esaltare la dinastia medicea e i suoi legami con le principali case regnanti d’Europa. Ma la gioia ebbe breve durata in quanto, nel mese di dicembre egli si ammalò gravemente, tanto che morì il successivo 7 febbraio 1609. Con la sua morte si chiuderà un’epoca, quella della fase più dinamica del governo mediceo.

Gli succederà Cosimo II, marito di Maddalena la quale, soltanto a pochi mesi di distanza dal suo arrivo in Toscana, diviene granduchessa. Avrà così inizio quella sorta di duello che assumerà talvolta l’aspetto di una tacita complicità, ma che  vedrà schierate Maria Maddalena da una parte e dall’altra sua suocera, Cristina di Lorena. Entrambe infatti si contesero l’effettiva direzione dello Stato toscano finito disgraziatamente sotto la guida dal debole Cosimo II. La prima lo fece nel nome di un matrimonio consacrato a tutti gli effetti; la seconda, in nome dei diritti di una madre da sempre ritenuti insostituibili.

Sarà uno scontro che durerà fino al 1631, ovvero fino alla morte di Maria Maddalena medesima. Cosimo II era già scomparso da oltre dieci anni. Eppure, nonostante la suocera, il matrimonio  tra i due giovani – se non altro in principio – fu definito felice: la coppia aveva ereditato un ricco patrimonio e uno Stato sostanzialmente florido e ben organizzato. Purtroppo il carattere incerto e le cattive condizioni di salute di Cosimo II non avevano permesso una gestione così incisiva ed energica del potere quale era stata quella del padre. Ecco perché, durante il suo regno, si era aperto un sempre più ampio spazio di azione per i suoi consiglieri.

I due giovani avevano scoperto di avere in comune l’amore per il lusso e per quegli apparati e funzionari che fanno di una corte un luogo privilegiato; quindi giocarono senza alcun risparmio a recitare il ruolo di due grandi regnanti nonostante le misure geografiche dello Stato di Toscana non lo concedessero. Ovviamente, a questo (se non altro in principio) rimediò benissimo quella straordinaria ricchezza che ancora faceva dei Medici una delle più grandi e potenti famiglie dell’intera Europa! 

Si racconta anche che, nonstante la cagionevole salute, il granduca non si sottraesse mai dal suo dovere di coniuge; in effetti, l’unione risultò decisamente prolifica. Infatti la nostra principessa austriaca, essendo stata dotata da madre natura di una bella corporatura solida e forte, essendo essa amante della buona tavola come del buon vino e delle battute di caccia, mise al mondo senza troppe difficoltà cinque figli maschi e tre femmine; soltanto una tra loro, Maria Cristina, nacque con imperfezioni fisiche e forse con un ritardo mentale.

Tiberio Titi, Ritratto di Maria Maddalena d’Austria e Ferdinando II de’ Medici bambino, 1612

La granduchessa affiancò il marito in molte decisioni di governo, ma solo dopo che ebbe messo al mondo i primi due maschi, quale garanzia alla sopravvivenza del casato; fu lei a seguire l’educazione dei figli e delle figlie e a pianificare il loro futuro stabilendo alleanze matrimoniali e carriere ecclesiastiche, grazie ovviamente a una fitta rete di relazioni internazionali che le derivavano dal suo essere una Asburgo.

Il suo sentimento religioso, così attento agli aspetti cerimoniali, lasciò un segno duraturo sulla cultura e la vita sociale del Granducato, ove trovò un terreno fertile sia per la massiccia presenza degli ordini religiosi, sia per il tradizionale ossequio professato dalla corte di Firenze alla Curia Pontificia e alla monarchia spagnola. Un primo effetto dell’influenza di Maddalena fu l’aumento del numero degli enti religiosi e degli esponenti del clero, con i quali intrattenne fittissime relazioni e fu molto prodiga di elargizioni. Impressionante anche la quantità di reliquie delle quali fece incetta; per la loro conservazione venne fatta appositamente costruire, come appendice del suo appartamento in palazzo Pitti, la «cappella delle reliquie», in seguito adibita a deposito delle reliquie di famiglia.

Complessivamente, impresse alla corte toscana un aspetto fastoso e solenne, dandole inoltre nuove sedi, come il Palazzo della Crocetta a Firenze e la vecchia villa sul Poggio dei Baroncelli, presso Arcetri, che la granduchessa fece ristrutturare e decorare da Giulio Parigi, ribattezzandola poi Villa di Poggio Imperiale, in omaggio alla sua famiglia di origine. L’edificio, circondato da un vasto parco, fu il teatro preferito dei suoi svaghi come la caccia e la pesca, le cavalcate e la rappresentazione di spettacoli teatrali e musicali. Nonostante il suo conformismo religioso e l’acquiescenza verso la Curia pontificia, Maddalena continuò anche dopo la morte del marito, a intrattenere rapporti di familiarità con Galileo Galilei, benché questi fosse guardato con sospetto dalla Santa Sede.

Ritenuta prigioniera del suo stesso spirito religioso, ella ebbe invece una visione aperta nell’educazione dei figli, scegliendo come precettori figure di provenienza internazionale (francesi, spagnoli, portoghesi, tedeschi) e di indubbio spessore, come appunto il Galilei, poichè, a suo parere: «un “buon” principe si distingue per il bagaglio culturale e “il sapere” che lo accompagnano».

Il governo di Maria Maddalena d’Austria durò circa sette anni, dal 1621 al 1628, essendo ella nominata tutrice del figlio Ferdinando perché ancora piccolo. Ma venne affiancata da Cristina e da un consiglio di reggenza formato da quattro dignitari di corte, appositamente designati a seguire il loro operato.

Alla fine dell’estate del 1631 si decise ad assecondare l’invito dell’imperatore Ferdinando II, suo fratello, a recarsi a Vienna. Era mossa non solo dal sentimento per la sua famiglia di origine, ma soprattutto dalla volontà di rinsaldare i legami fra il granducato di Toscana e la corte imperiale nonché dall’idea di risolvere alcune questioni che riguardavano il futuro dei figli Giovan Carlo, Francesco e Mattias.

Era difficile intraprendere un viaggio in quel periodo, con l’incubo della peste e l’instabilità politica dovuta alla guerra; ciò nonostante la granduchessa lasciò Firenze il 6 settembre accompagnata da un nutrito seguito. Risalì il territorio italiano facendo tappa in numerose città, ricevendo ovunque festeggiamenti e onori. Giunse a Innsbruck il 17 ottobre, attesa dal fratello Leopoldo V, arciduca di Austria e Tirolo, e da sua moglie Claudia de’ Medici i quali l’accolsero davvero in pompa magna: sontuosi banchetti, battute di caccia, visite a chiese a santuari per circa una settimana. Poi il viaggio riprese, questa volta però via fiume, prima sull’Inn e poi sul Danubio fino a Vienna. Durante la sosta a Passau, nella notte fra il 30 e il 31 ottobre, Maria Maddalena si sentì male improvvisamente; morì senza che i medici al suo seguito potessero fare nulla.Con molta probabilità si trattò  di un edema polmonare che il suo medico personale non era riuscito mai a curare. 

La notizia giunse a Firenze diversi giorni dopo, tra l’8 e il 10 di novembre, lasciando tutta la corte costernata.

Il suo corpo, imbalsamato in tutta fretta, rientrò a Firenze solo nel mese di dicembre trovando la pace, dopo solenni esequie, nelle tombe medicee della chiesa di San Lorenzo.

JustusSuttermans, ritratto di Galileo Galilei
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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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