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Buon compleanno Faber

Fabrizio Cristiano De André (Genova, 18 febbraio 1940 – Milano, 11 gennaio 1999)

Il 18 febbraio del 1940 nasceva Fabrizio De André. Sono passati ventitré anni dalla sua scomparsa (11 gennaio 1999), un notevole lasso di tempo che, se vogliamo, invece di offuscare il valore culturale e popolare del suo lavoro, ha reso ancora più doloroso il distacco dal cantautore genovese, specie se paragonato al desolante panorama odierno della musica italiana di largo consumo.

Perché De André si servì della musica per raccontare l’uomo, la sua vita, le sue fragilità e seppe portare al centro dell’attenzione chi da sempre era stato considerato e collocato ai margini della società: gli emarginati, i ribelli anche le prostitute.

Nato in una famiglia della piccola borghesia piemontese (la madre era figlia di contadini astigiani mentre il padre Giovanni era professore laureato in lettere e filosofia), i De André si trasferirono a Genova dopo che il padre, guidato dalla sua leggendaria intelligenza e dal suo ottimo spirito imprenditoriale, aveva acquistato un istituto per geometri e ragionieri, cosa che proietterà la famiglia, al momento con problemi economici, verso un futuro più che benestante. In questo modo Fabrizio crebbe in un ambiente alto borghese nel quale però non si riconobbe mai, o perlomeno così fu fino al momento in cui incontrò la musica, un’attività che gli piaceva e gli riusciva bene: e la musica gli concesse quel successo che egli tanto desiderava per potere emergere, per dimostrare che valeva qualcosa anche se era diverso dal padre e dal fratello, i quali seguirono percorsi più usuali per i figli della borghesia.

Fabrizio de André in compagnia della moglie, Dori Ghezzi

Dunque l’arte a cui Faber votò il significato delle cose fu la canzone, un’arte che tutti sappiamo essere composta,  nel senso che musica e testo hanno lo stesso spazio e la stessa importanza e per Fabrizio, divenne così. Ma  nel suo caso, a questi due componenti se ne sommò un terzo: la dolcezza quasi magica creata da un elemento unico ed inimitabile, la sua voce.

Perché Fabrizio possedeva naturalmente un timbro vocale davvero unico, una maniera peculiare con cui scandire le parole, come se le facesse scaturire dal silenzio, facendo chiaramente percepire il motivo per cui un vocabolo era stato pronunciato: perché il suo suono e il suo significato erano perfetti per quella frase e perché la sua voce era in grado di penetrare negli anfratti più nascosti della coscienza.

Un equilibrio non scontato, un equilibrio che non sorse neppure troppo spontaneamente ma fu frutto di un lungo lavoro.

Proprio raccontando l’essenziale, De André è riuscito a sfuggire alle mode cui la canzone, come tutte le attività umane, è soggetta, travalicando il tempo e le generazioni, riuscendo a essere attuale anche a vent’anni dalla sua morte.

Pier Paolo Pasolini diceva che: «Il dialetto è il popolo, e il popolo è autenticità. Se ne deduce  che il dialetto è autenticità» E le parole di Fabrizio furono sempre quelle del popolo, di coloro che avevano un contatto diretto ed autentico con la realtà. E  proprio per ritrovare l’autenticità del contatto con la terra, di cui si era innamorato da bambino durante gli anni della seconda guerra mondiale passati in campagna a Revignano, egli aveva deciso di trasferirsi in Gallura, dove era entrato in contatto anche con una lingua di certo non imborghesita: il gallurese.

Tutto è stato particolare e diverso nella vita di questo cantautore, che ha pubblicato album musicali contenenti canzoni paragonabili a poesie: perfino i personaggi di cui egli ha cantato, lo sono stati tutti. Egli è stato il difensore degli ultimi, dei diseredati, dei drogati, dei suicidi, dei disubbidienti e di tutti coloro che avevano subiti torti.

Per farlo mise in gioco se stesso, provando anche a  vincere le sue paure: l’ultima volta fu nel 1998 quando, lui che era sempre stato terrorizzato dal pubblico e dal palcoscenico, decise di registrare e filmare un intero concerto (che oggi costituisce il più ricco tra i pochi documenti video a nostra disposizione, nonché il suo ultimo disco). Per farlo, osò collaborazioni stravaganti con artisti molto lontani dal suo genere, come Francesco De Gregori, la PFM, e anche Mina (con la quale dette vita ad un duetto rimasto memorabile sulle note di  La Canzone di Marinella).

Fabrizio de André e la PFM

De André si è spento a Milano dove si era trasferito per curarsi qualche anno prima, l’11 gennaio 1999, a causa di un tumore: è morto dopo un’esistenza appassionata come quelle che narrava, azzardando esperimenti di cui tutti dubitavano ma che alla fine si rivelasono  sempre vincitori.

Noi oggi vorremmo ricordarlo con un brano: una canzone che veniva descritta dallo stesso Faber con queste parole: «È la prima che ho scritto e mi ha salvato la pelle; se non l’avessi scritta, probabilmente, invece di diventare un discreto cantautore, sarei diventato un pessimo penalista».

Stiamo parlando del suo primo vero singolo riconosciuto: La ballata dell’eroe\ La ballata del Miché,  arrangiata da Gian Piero Reverberi e registrata negli studi della Ricordi nel lontano 1961.

Come per La Canzone di Marinella, Fabrizio De André prese lo spunto da un reale fatto di cronaca.

La storia  è quella di Michele Aiello, un  giovane immigrato a Genova dal Sud (Miché era il suo diminutivo). Come spesso accade a chi si trasferisce in un altro ambiente, Michele non riuscì ad integrarsi e l’inquietudine per la sua emarginazione trovò uno spiraglio solo grazie all’amore di una donna. L’arrivo di un pretendente – probabilmente più ricco di lui- che cercò di portargli via la sua amata, lo sconvolse e la paura di restare solo ancora una volta, lo condusse ad uccidere il rivale in amore; Michele si prese vent’anni di galera. Ed in galera morì.

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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