La libertà che illumina il mondo
Liberty enlightening the world, questo il vero nome della Statua della Libertà, simbolo degli Stati Uniti d’America. Una traduzione, in realtà, della prima vera intitolazione, in lingua francese partorita dai due ideatori e progettisti del noto monumento: La liberté éclairant le monde, ossia La libertà illumina il mondo. Per tutti, ormai da oltre un secolo, è più semplicemente nota come La Statua della Libertà, anche se gli americani non esitano, talvolta, a chiamarla con un simpatico soprannome: Lady Liberty.
E’ il giorno 19 giugno del 1885 quando la signora più famosa del mondo entra per la prima volta nel porto di New York. Ma i newyorkesi dovranno attendere fino al 28 ottobre dell’anno del Signore 1886, per assistere alla sua inaugurazione.
Qualcosa di più di una scultura imponente: essa sarà il simbolo di una città e la storia di un’intera nazione; faro di libertà per tutti i popoli; messaggio di speranza per chiunque abbia voluto fuggire dalla disperazione e dalla miseria; immagine di benvenuto per quanti inseguirono il sogno americano. Ma come tramandano le cronache storiche, la sua storia ebbe iniziò nel vecchio continente, più precisamente in Francia. Il monumento fu infatti immaginato, progettato e costruito tutto in terra francese.
Qui, dopo la caduta dell’ultimo regime napoleonico e l’inizio della Terza Repubblica, si respirava un nuovo clima di libertà accompagnato da un rinnovato orgoglio per la nazione e i suoi simboli. In quel contesto, maturò nel filosofo Édouard René de Laboulaye l’idea di un monumento che celebrasse la libertà e la Repubblica, da donare ai lontani amici d’oltreoceano per commemorare il centenario dell’indipendenza.
Il progetto venne affidato all’architetto Frédéric Auguste Bartholdi che giudicò più pratico realizzare il rivestimento della statua in fogli di rame battuto, in modo da alleggerirne il peso. Dello scheletro interno si occupò l’architetto Gustave Eiffel (l’autore della celebre torre parigina che porta il suo stesso nome, la Dama di Ferro più bella al mondo) il quale, propendendo per una scelta che risultasse funzionale alle operazioni di smontaggio e trasporto negli Stati Uniti, lo costruì in metallo.
Infatti, una volta completata, l’imponente opera fu subito smontata e quindi trasportata in 1.883 casse, a bordo di una piccola nave costretta a numerosi viaggi. Nel frattempo, nella Grande Mela ci fu un’ampia mobilitazione di cittadini, ispirata dalla campagna del New York Times per una sottoscrizione pubblica, atta a raccogliere i fondi necessari (oltre un milione di dollari) alla costruzione del basamento.
L’obiettivo fu raggiunto in pochi giorni e si riuscì a dare avvio ai lavori sull’isolotto che aveva un grande significato per i milioni di immigrati giunti nel nuovo continente e che da quel momento prese il nome di Liberty Island.
In meno di due anni i newyorchesi poterono di fatto ammirare la mitica Lady Liberty in tutta la sua imponenza: una statua di donna alta 46 metri (93 considerando il basamento). Vestita di una lunga toga, regge nella destra una fiaccola ovvero il simbolo della fiamma eterna della libertà, nella sinistra tiene invece un libro con su incisa la data dell’Indipendenza (4 luglio 1776).
Moltissimi sono i particolari da osservare attentamente: la corona a sette punte, in rappresentanza dei sette mari e dei sette continenti; le catene spezzate ai piedi quale segno di liberazione dal tiranno; e in ultimo ma non ultimo, il sonetto inciso sul piedistallo, composto dalla poetessa Emma Lazarus per esortare i cittadini alla raccolta fondi.
Grazie alle due scale a chiocciola progettate da Eiffel, i cittadini poterono visitarla all’interno e raggiungere la vista panoramica dalla corona, uno spettacolo che lascia senza fiato per l’emozione… provare per credere!
Salutata già all’epoca come un insieme prodigioso di arte e tecnica architettonica, nel 1984 venne inserita nel Patrimonio dell’Unesco. Tra le copie distribuite nel mondo, la più famosa è quella di Parigi che guarda esattamente nella direzione della gemella americana.
Ma ai fiorentini tutti e’ ben nota pure sua cugina!
E questa, amici, è tutta un’ altra storia! Intendo comunque parlarvene, seppure in breve.
Dunque, lasciamo New York e torniamo a Firenze per parlarvi dello scultore Pio Fedi; come in molti sapranno, il suo lavoro più celebre è il Ratto di Polissena, ovvero l’unica scultura moderna ospitata sotto la Loggia dei Lanzi, in Piazza della Signoria.
Se poi avete anche avuto modo di visitare la nostra splendida basilica di Santa Croce, avrete di sicuro osservato le numerose e bellissime opere d’arte che sono ubicate a partire dall’interno della sua controfacciata: su tutte spicca il monumento funebre realizzato alla memoria di Giovanni Battista Niccolini, famoso drammaturgo italiano nonché socio dell’Accademia della Crusca.
Il famoso letterato in questione morì a Firenze il 20 settembre 1861: le sue opere avevano come tema il riscatto nazionale e la libertà del popolo. Riconosciuto pertanto quale ferreo difensore dell’unità e dell’indipendenza d’Italia, la città di Firenze volle arricchirne la sua sepoltura facendo dono di un monumento funebre: l’opera fu appunto commissionata al Fedi.
Tra il 1870 ed il 1883, egli realizzò allo scopo la Libertà della Poesia. L’opera raffigura una donna vestita con un abito drappeggiato alla vita e sulle spalle, alla maniera dei classici, sul capo indossa una corona composta da otto raggi; nel braccio destro, sollevato, sostiene i resti di una catena spezzata quale simbolo della sconfitta della tirannia, mentre nella mano sinistra, posata sul fianco, reca una lira ed una ghirlanda di alloro, allusione alla gloria poetica.
A differenza di quel che potete pensare, non mi sono portata dietro un refuso, copiando erroneamente la descrizione fatta per la lady americana nel mentre che sono passata a fare questa descrizione. Assolutamente no! Il fatto è che anche la nostra madonna fiorentina, rappresenta la ricerca della libertà.
Inoltre, le due statue sono assai simili per posa e per dettagli: così tanti da poter considerare le due statue non proprio sorelle ma sicuramente cugine!
Per questo, molti storici dell’arte si sono chiesti se Bartholdi non si fosse ispirato proprio alla Libertà di Fedi nel concepire la sua Lady Liberty!
Ebbene cari amici, se siete curiosi di sapere come realmente andarono le cose, questa e molte altre curiose storie su Firenze ed i suoi cittadini più illustri, vi attendono tra le pagine del mio libro intitolato “Per le Antiche Strade di Firenze”- edizioni Masso delle Fate- Firenze 2020.