Rimpianto
La vettura ampia e lussuosa procedeva tranquilla verso la collina di Bellosguardo, quasi a voler consentire ai suoi occupanti di ammirare il meraviglioso paesaggio che si offriva davanti ai loro occhi.
Erano rare le autovetture all’epoca ed i radi passanti si giravano a guardare i due signori ben vestiti che erano all’interno dell’automobile, ma questi sembravano non prestare attenzione al panorama; uno specialmente era assorto in una fantasticheria dolorosa che sembrava escluderlo da tutto il mondo.
Tuttavia dopo un poco fece cenno all’autista di fermare e si apprestò a scendere nonostante le affettuose rimostranze dell’amico che parlava e scuoteva la testa.
Frammenti di frasi sembravano piovere sul primo passeggero che neppure dava cenno di udirle: «Ma sei sicuro? Non mi sembra il caso, perché farsi male così?»
Colui che veniva così interpellato, rispose con una scrollata di spalle e si avviò per alcuni passi, fermandosi di fronte al cancello di una villa. Sulla targhetta vi era scritto Villa Montauto. Sembrava disabitata, il giardino silente ed egli si appoggiò con la fronte alle sbarre del cancello mentre mille ricordi si rovesciavano su di lui. Erano passati dieci anni, pensava, e lui era un musicista già famoso, anche se aveva poco più di vent’anni mentre la sua fama galoppava per il mondo, non rimanendo chiusa nei confini della sua città natale. Era già così grande che Maria Luisa di Asburgo Lorena, nata principessa di Toscana, moglie transfuga del Principe di Sassonia e madre di sei figli, aveva voluto conoscerlo.
Dio com’era ancora bella all’epoca, pensò l’uomo che con la mente tornava al passato. Bruna, un corpo statuario, due occhi che promettevano battaglie e passioni, due labbra fatte per il sorriso e per i baci. Aveva trentasei anni ma ne dimostrava dieci meno; inoltre era colta, appassionata dell’arte in ogni sua forma e soprattutto della musica! Era stato quello ad unirli da subito e la passione aveva fatto dimenticare quanto fossero invece grandi le differenze tra di loro, non ultima i tredici anni in meno che lui aveva, per non parlare della diversità di rango.
Maria Luisa si sentiva fiorentina, dopotutto suo nonno era il caro vecchio Canapone che era rimasto nel cuore dei toscani, ma era e restava una principessa. Come se non bastasse il suo tempestoso divorzio dal marito, l’aver lasciato i figli al padre per poter vivere una vita che mal sopportava le costrizioni di una corte, tutto questo denotava un’eccentricità che mal si conciliavano con una vita a due.
Ma non era quello il tempo delle sagge riflessioni, era il tempo dell’amore senza riserve ed il giovane musicista vi si era abbandonato ancora più di lei. Poco tempo dopo erano convolati a nozze, nozze che avevano fatto parlare (e non certo bene) tutta l’Europa, ed il matrimonio era stato allietato dalla nascita di uno splendido bambino. Tuttavia, neppure questo sembrò placare l’inquieta signora che aveva continuato ad abbandonarsi a nuove eccentricità ed il matrimonio, dopo solo cinque anni era naufragato.
Luisa se n’era andata abbandonando Firenze e la villa che era stata il suo rifugio ed il teatro del suo amore per il giovane musicista fiorentino e lui aveva accusato dolorosamente il colpo non solo nell’anima ma anche nel fisico, un fisico già minato da un male insidioso e nascosto.
Con un sospiro dolorosissimo l’uomo che era rimasto appoggiato al cancello, si riscosse, diede un ultimo disperato sguardo alla villa e facendosi sorreggere dall’amico rientrò nella vettura. Nessuno parlò per un certo lasso di tempo ma ad un tratto, un mormorio indistinto iniziò ad uscire dalla bocca di colui che aveva così viaggiato a ritroso nel suo dolore, un mormorio che prendendo una forma più definitiva, diventava pian piano una melodia dolcissima.
L’amico lo guardò sorridendo egli chiese: «Una nuova composizione Enrico? Sembra bella, come si chiama?». Enrico Toselli, lo sguardo perso lontano, accennò un sorriso doloroso: «Come si chiama? Rimpianto, amico mio, rimpianto, solo così si può chiamare?»
E così fu. Di questo amore così sconvolgente fra Enrico Toselli e Maria Luisa di Sassonia, rimane ancor oggi questo bellissimo pezzo musicale che è conosciuto come “Rimpianto” o “Serenata” e già dai primi versi, per non parlare delle note, fa intuire il dolore che aveva provocato…
«Come un sogno d’or
scolpito ho nel cuore
il ricordo ancor di questo amor che non esiste più».