Una mongolfiera in città
L’uomo è sempre stato ossessionato dal desiderio di poter volare .
Ne sanno qualcosa i due fratelli Joseph Michel e Jacques Étienne Montgolfier
Il loro sogno era quello di voler progettare e costruire una macchina che fosse in grado di volare.
Menti geniali, i due collaborarono insieme e riuscirono ad assemblare un primo apparecchio, che chiamarono Aerostato. Tuttavia, sebbene esso risultasse assai innovativo, il macchinario si distrusse in fase di atterraggio dopo avere spiccato il suo primo ed unico volo, probabilmente a causa della forte spinta di sollevamento.
Dopo molti altri tentativi e altrettanti fallimenti, i fratelli Montgolfier ritennero di avere fatto le opportune migliorie, compresa la messa in sicurezza in fase di salita e di atterraggio, elaborando una nuova tecnica che faceva uso di aria calda. Realizzarono quindi un apparecchio a forma di pallone sferico, fatto di tela e con tre strati interni di carta. Il risultato fu buono: decisero quindi di svolgere una dimostrazione pubblica del funzionamento dell’Aerostato ad aria calda.
Il 4 giugno del 1783 la mongolfiera fu fatta volare nella prima dimostrazione pubblica della storia, compiendo un volo di circa 2 km che durò 10 minuti e raggiunse l’altitudine di circa 2000 metri.
Il 19 settembre di quello stesso anno, l’apparecchio ribattezzato per l’occasione Aerostate Révellion fu fatto volare con a bordo i primi esseri viventi: una pecora, un’oca ed un gallo. Pensate che la dimostrazione ebbe luogo niente meno che nella Reggia di Versailles, alla presenza del re Luigi XVI e di sua moglie, la regina Maria Antonietta.
Qualche mese dopo, precisamente il 21 novembre del 1783, fu la volta di due uomini in carne ed ossa: Monsieur Pilâtre de Rozier ed il Marchese d’Arlandes realizzarono il primo volo su Parigi coprendo in 25 minuti una distanza di circa 9 km. La trasvolata fece notevole scalpore in tutta Europa ed in breve tempo i fratelli divennero celebri in tutto il mondo.
La bramosia di volare è stato un sentimento nutrito da molti. Il fatto che un essere umano potesse in qualche modo riuscire a volare, librandosi in alto nel cielo come un uccello fu il desidero -o l’ossessione- di molti esseri umani, compreso il geniale Leonardo Da Vinci. E’ addirittura molto probabile che sia stato proprio lui il primo scienziato ad avere intuito il potere ascensionale dell’aria calda.
Anche lo storiografo Giorgio Vasari raccontava di come egli usasse fabbricarsi delle speciali vesciche con le interiora degli animali, per poi gonfiarle con dei mantici da fabbro e lasciarle libere di fluttuare nell’atmosfera. Quindi, se facciamo i giusti calcoli, quando Pilatre de Rozier e il marchese d’ Arlandes si alzarono in volo sull’aerostato dei Montgolfier, dagli esperimenti di Leonardo erano trascorsi quasi 300 anni.
A Firenze, invece, per vedere una mongolfiera staccarsi da terra con un aerostato e un aeronauta a bordo, si dovette aspettare ancora di più, ovvero fino al 16 luglio dell’anno del Signore 1795.
Quel giorno la folla di spettatori richiamata dalla spettacolarità dell’evento si era accalcata in piazza del Carmine: nel mezzo era piazzato il pallone aerostatico mentre, tutto intorno, gli addetti ai lavori si davano un gran da fare per riempirlo di aria calda. La partenza era stata fissata per le sette di sera e l’atmosfera era carica di aspettative, oltre che del rimbombo emesso dal propano che bruciava.
Angelo Fioravanti, il pilota, era già entrato nel cesto ed era pronto per partire in volo ma il pallone non ne voleva sapere di volare, stentava addirittura a sollevarsi!
Forse occorreva dargli più tempo per gonfiarsi o forse, l’aria avrebbe dovuto raggiungere temperature più elevate. Insomma, una serie di problematiche tecniche di cui il pubblico, che aspettava da ore, non voleva neppure sentirne parlare; troppa era l’impazienza, troppa la trepidazione.
Gli organizzatori erano di parecchio in ritardo sulla tabella di marcia ma per fortuna uno di loro, tale Giovanni Luder ebbe un intuizione vincente: il suo peso corporeo era sicuramente inferiore a quello del Fioravanti. Lo si intuiva anche ad occhio! L’intoppo era dunque facilmente risolvibile: sarebbe bastato uno scambio in cabina di pilotaggio.
Così, il giovane fece scendere il collega e prese il suo posto sulla cosiddetta “gondola”. Alleggerita di qualche chilo, la mongolfiera si alzò maestosa e lieve nel cielo di Firenze dirigendosi a est, verso il Casentino.
E volò, volò….Dal giorno si fece notte, e Giovanni era ancora in volo!
Determinato a tornarsene a terra, l’uomo cominciò a far uscire dal globo parte dell’aria che vi era contenuta: stava cominciando a scendere, quando si accorse che sotto di lui si apriva un burrone scosceso. Per nulla sprovveduto, il sostituto pilota non si perse d’animo e si liberò saggiamente di qualche sacchetto di sabbia. Compiendo tale manovra il neo patentato ebbe il tempo di rallentare la discesa, e riuscì ad atterrare, sano e salvo, nel piazzale di proprietà di un certo Marco Martelli, vicino a Pontassieve. Incredibile ma vero! Luther aveva percorso, sospeso nell’aria, circa nove miglia.
Fu così che Giovanni Luder, di professione “trombaio” (ovvero idraulico), divenne il primo fiorentino della storia a spiccare il volo. E credetemi, non fu tutto merito del caso: quel ragazzo era davvero una mente geniale. Oltre che di condutture idrauliche, Giovanni era infatti esperto anche di aerostatica e il pallone, sotto il quale era rimasto appeso dentro a un cesto per tutto il giorno, aveva contribuito a costruirlo anche lui.
Per questa sua meritevole impresa il granduca Leopoldo III gli concesse un premio in zecchini d’oro e lo nominò pure primo Fontaniere Regio!
Davvero un bel salto di qualità … ma che dico? Davvero un bel …volo!
Conoscevo la storia del volo in Aerostato,ma non nei particolari così ben enunciati,anche io,fin d abambino ho inseguito quel sogno,e a 20 anni,il quel di Latina…..mi sono spuntate le ali!!