Tra rock e conoscenza
25 settembre 1976
A Dublino, è un giorno qualunque di un Settembre qualunque: un ragazzo di nome Larry, intenzionato a mettere su una band, decide di affiggere un volantino nella bacheca della scuola che frequenta.
Lui è un giovane batterista e cerca altri musicisti: all’ appello rispondono in quattro e il 25 settembre si ritrovano per la prima volta a suonare tutti insieme nella cucina di casa Müllen, da Larry. Nasce così un nuovo gruppo musicale che in principio si chiamerà Feedback.
Oltre a Larry Mullen ci sono Paul David Hewson, cantante (soprannonimato dagli amici d’infanzia Bono Vox, dal nome di un negozio di apparecchi acustici), il bassista Adam Clayton e due chitarristi, Dave Evans (soprannominato The Edge, in italiano lo spigolo o il limite, con allusione sia al suo profilo spigoloso sia al suo modo di suonare la chitarra al limite) e il fratello Dick.
Il nome del gruppo sarà però destinato a cambiare dopo l’uscita di quest’ultimo, nel 1978.
Da quel momento la band prenderà il nome di U2, su suggerimento del chitarrista dei Cure, Robert Smith, ispirandosi all’aereo spia americano abbattuto in Unione Sovietica nel 1960. Il nome sarà univocamente apprezzato anche per via del doppio significato di “you too”, anche tu, e “you two”, voi due.
L’incontro nello stesso anno con il manager Paul MacGuinnes, aprirà la straordinaria parabola dei quattro musicisti irlandesi.
L’uscita del primo album Boy, accompagnato dal primo singolo I will , farà varcare loro i confini europei con le prime apparizioni negli USA, dove diverranno in poco tempo più famosi che nel vecchio continente. La svolta decisiva si avrà nel 1984, quando incontreranno i produttori Brian Eno e Daniel Lanois.
Il primo frutto di questo sodalizio sarà la mitica Pride, dedicata a Martin Luther King, un anticipo dell’album The Unforgettable fire, il quale diverrà primo in classifica a pochi giorni dall’uscita. Tre anni dopo con Joshua Tree il rock degli U2 irromperà in maniera più decisa sulla scena politica, con l’inizio di un profondo impegno per l’Africa e per i diritti umani in generale, elemento che resterà un punto fermo nel futuro della band.
Anche la politica s’inserirà prepotentemente nel loro sound e nelle loro coscienze, sfociando in canzoni come Sunday Bloody Sunday o New Year’s Day.
Una volta iniziata la fase sperimentale dei 90’s, le cose andranno ancora meglio: poi, nel 2000, faranno dietro front verso un suono più minimalista, con classici come Beautiful Day e Moment of Surrender finché, nel 2014, ritorneranno a scrivere la storia delle proprie origini con Songs of Innocence.
In tutte le loro canzoni saranno sempre esplorati temi come l’amore romantico, la fede spirituale la giustizia sociale: la canzone che più unisce tutti questi temi in una forma davvero efficace è però, a mio vedere, particolarmente una e porta il titolo di One. Stiamo parlando di una delle canzoni più belle mai scritte nella storia della musica, un’ incredibile ballata soul!
Quando Bono scrive le parole della canzone è il 1991 e non ha più molta ispirazione; gli U2 si stanno sciogliendo, dunque le cose non stanno andando affatto bene.
Il gruppo ha sperimentato un enorme successo alla fine degli anni ’80 ma ora sono fermi in un punto critico: un grande dispiacere per Bono perché gli U2 rappresentano il progetto su cui aveva costruito negli anni i suoi piani per il futuro, come pure avevano fatto i suoi compagni di viaggio.
Ma ecco che accade il miracolo: e il miracolo è la melodia che nasce per caso, giocando nervosamente con gli accordi mentre il pomeriggio trascorre improduttivo in un studio di registrazione, attendendo una qualche illuminazione che tarda ad arrivare: poi, in un attimo, musica e parole sgorgano lì, proprio nel punto dove si stava seccando la sorgente.
Il testo di One è animato da quel sentimento di inevitabile separazione che tutti e quattro i musicisti sentivano di provare dentro, la storia di una rottura, di un progetto infranto: «We are one, but we are not the same…» . Vale a dire che ciascun individuo è diverso dall’altro ma, per sopravvivere , per andare avanti a questo mondo, tutti quanti siamo indistintamente obbligati a convivere.
Il risultato tra testo e musica è un immacolato equilibro tra una canzone intima e un inno generazionale. La parte ritmica traccia la strada per il viaggio della voce di Bono, dall’apertura quasi sussurrata (Is it getting better?), fino al passaggio dove grida disperatamente love, fino al falsetto del finale, diviso tra il dolore e la speranza.
One è un brano che riflette le diverse fratture geopolitiche e sociali del tempo (per puntualizzare ciò, fu registrato in Germania sul finire della guerra fredda e poi, mixato in Irlanda), ma che si rivolge anche alle famiglie lacerate dalla malattia (come l’AIDS), come anche a tutti gli amanti in difficoltà.
L’invito è uno soltanto: sostenersi sempre, gli uni con gli altri.
Gli U2 ripartirono da questa canzone e ripresero un’avventura che prosegue ancora oggi. Erano arrivati a un passo dal separare i loro percorsi e proprio in quella fase realizzarono di dover rimanere uniti, capendo che c’era ancora per loro la possibilità di creare qualcosa di bello.
«Un amore, un solo sangue, una vita, devi fare ciò che devi .Una vita insieme: sorelle, fratelli, una vita , ma non siamo gli stessi, dobbiamo sostenerci a vicenda»