Donne di casa Medici,Firenze

Violante di Baviera e la cripta del cuore

Quello tra il granduca Ferdinando, primogenito di Cosimo III e Violante, figlia dell’elettore di Baviera fu tutto tranne che un felice matrimonio d’amore.

E se come si suol dire, per la giovane Sua Altezza Serenissima fu amore a prima vista, altrettanto non fu certo per lui, l’erede al granducato, secondo il quale si trattò soltanto di una scocciatura da sopportare in virtù della ragion di Stato. Il Granduca di Toscana Cosimo III e i suoi due figli maschi portavano sulle loro teste questa spada di Damocle: qualora fossero morti senza discendenti, non essendo prevista una successione per linea femminile, la gloriosa dinastia sarebbe scomparsa con loro.
Il primogenito Ferdinando, destinato a ereditare il titolo di granduca, non sembrava affatto incline al matrimonio, tantomeno lo sembrava il fratello minore Gian Gastone, apertamente omosessuale.

Gran principe Ferdinando Maria de’ Medici (Firenze, 9 agosto 1663 – Firenze, 31 ottobre 1713)

Un matrimonio era però necessario, anzi fondamentale. Fu per questo motivo che Violante Beatrice di Baviera giunse a Firenze: per sposare Ferdinando nella speranza di dare eredi maschi alla famiglia Medici.
Certo, i presupposti perché non fosse un matrimonio felice e duraturo c’erano davvero tutti: il futuro marito aveva accettato le nozze solo in cambio di un viaggio a Venezia, facendo di tutto per ritardare l’incontro con la promessa sposa. In compenso, Violante, che era giovanissima -all’epoca aveva solo 15 anni- sembrava perfetta per il gravoso compito a cui era stata destinata: di indole gentile, si dimostrò sin da subito tranquilla, rispettosa e mite. Figlia del duca di Baviera Ferdinando Maria Elettore del Sacro Romano Impero, e di Enrichetta Adelaide di Savoia, nipote di Enrico IV di Francia, la giovane donna fece il suo arrivo in terra toscana alla fine del 1688. 

Ad attenderla- non proprio a braccia aperte- il nostro Principe, uomo colto e anticonformista, intellettuale appassionato e fuori dagli schemi. Una personalità sfaccettata e brillante la sua, una figura sui generis, il cui nome rimarrà saldamente impresso nella storia dell’arte e non solo. Il figlio di Cosimo III e di Margherita Luisa d’Orléans, erede al trono toscano senza mai diventare granduca, si distinguerà, anche grazie alla libertà dalle responsabilità di governo, per l’amore che egli nutrì per la cultura: collezionista e mecenate era anche un cultore del teatro e della musica; lui stesso musicista, ingaggiò come custode dei suoi strumenti Bartolomeo Cristofori, inventore del fortepiano, senza mai disdegnare neppure le scienze. Insomma un vero e proprio faro per la Firenze intellettuale dell’epoca. 

Violante Beatrice di Baviera, moglie di Ferdinando de’ medici, governatrice di Siena (Monaco di Baviera, 23 gennaio 1673 – Firenze,30 maggio 1731)

Come è facilmente intuibile, le nozze tra i due rampolli avevano molteplici scopi: stabilire alleanze solide con uno dei maggiori Stati della Germania, rafforzare i rapporti con la famiglia reale dei Borbone e dare nuova prole al ramo ormai secco del casato Medici. 

Fu così che, nel rigido gennaio 1689, dopo un solenne ingresso a Firenze, ebbero luogo le celebrazioni delle nozze in Duomo, seguite da lunghi e fastosi festeggiamenti in concomitanza con le rappresentazioni del carnevale e dei giochi, tra cui anche una partita di Calcio Storico fiorentino disputata in piazza di Santa Croce.

Dopodiché, la coppia tornò a risiedere negli appartamenti di Palazzo Pitti. E se Violante, di giorno in giorno,  si innamorerà sempre più di suo marito Ferdinando de’Medici, egli invece non proverà mai alcuna emozione nei riguardi di sua moglie; anzi continuerà a condurre imperterrito una vita dissoluta e disordinata e non farà proprio nulla per nascondere la sua insofferenza nei confronti della vita coniugale. Ciò nonostante, Violante soffre ma non cede; si impegna con determinazione nel ruolo di futura granduchessa e soprattutto, sopporta. Sopporta con silenziosa dignità le frequenti fughe del consorte, che scompare per andare in cerca di sollazzi nella Villa di Pratolino oppure quando gli è possibile, scappa a Venezia, città che più di tutte lo intriga. 

Lentamente, con il trascorrere dei mesi, tutte le speranze riposte in queste nozze da coloro che le avevano architettate, sfumano senza alcuna possibilità di recupero; gli anni passano, uno dopo l’altro, senza che la coppia dia alla luce neppure un bambino o una bambina. A Cosimo III appare sempre più evidente che la sua politica matrimoniale ha fallito, che non saranno questo figlio e la sua consorte a dare il tanto desiderato erede.

Anche le giornate di Violante adesso trascorrono cupe, nel gelo e nella tristezza della reggia medicea, ma lei, sempre con il sorriso sulle labbra, va avanti: è convinta che l’amore vinca sempre. Invece, come se già tutto questo dolore non bastasse, arriva pure la tragedia: durante una gaudente nottata veneziana, Ferdinando contrae la sifilide. E ai tempi quel male quasi mai era clemente. Non lo sarà neppure con il futuro Granduca di Toscana. Seguono anni di agonia per lui e di commovente, servizievole applicazione e dedizione di lei; perché Violante, giorno dopo giorno, accudirà il marito, con quell’affetto che aveva sempre nutrito per lui.

Il Gran Principe muore, quasi cieco e tormentato da dolori atroci, il 30 ottobre 1713 e Sua Altezza Serenissima resta sola.

Già nei suoi primi anni a Firenze, Violante aveva ricoperto il ruolo di première dame a Palazzo Pitti, assumendo su di sé gli oneri di unica figura femminile di rappresentanza, dopo che Margherita D’Orleans era fuggita in Francia, Anna Maria Luisa si era trasferita in Germania per le nozze con Giovanni Guglielmo elettore Palatino, e Vittoria della Rovere era morta. 

La sua devozione religiosa, il suo temperamento mite e pacato, avevano fatto si che il suocero la prendesse a benvolere. Ma Violante non era solo un’anima pia; alla salda fede univa un’intelligenza tutt’altro che bigotta e ristretta. Era una donna colta, poliglotta, iniziata alla musica, amante della poesia e attratta dai circoli arcadici ai quali aderisce con il nome di Elmira Telea. E Il suo mecenatismo, anche se passato in secondo piano rispetto alla promozione delle arti operata dal marito, sarà degno delle altre donne della famiglia Medici che l’avevano preceduta. Pittori, pittrici, poeti, commediografi, orologiai, gioiellieri e scultori troveranno infatti sotto la giovane tedesca protezione e commissioni garantite. 

Violante Beatrice di Baviera muore  il 30 maggio 1731 a Palazzo Pitti, diciotto anni dopo la dipartita del suo amato coniuge Ferdinando. E’ passato tanto tempo ma anche in questo momento fatidico, prima del sonno eterno, la principessa saprà mostrare quanto profondo era stato il sentimento che l’aveva legata al suo sposo. Violante lascerà infatti disposizione affinché la sua salma non sia deposta nel Pantheon della famiglia Medici in San Lorenzo, dove già riposavano le spoglie di Ferdinando, preferendo come sua ultima dimora la tumulazione nella cripta della Chiesa di Santa Teresa, nel convento delle Carmelitane Scalze, dove era solita recarsi per i suoi ritiri spirituali. Tuttavia, con le ultime volontà, fa richiesta affinché il  suo cuore le venga estratto dal petto per essere imbalsamato e deposto accanto all’amato consorte.

In realtà quella di separare il cuore dal resto del corpo dopo il decesso era un’antica tradizione della casa reale austriaca. Ancora oggi nella Hertzgruft (che letteralmente significa Cripta dei Cuori) della Augustinerkirche a Vienna, sono conservati i cuori di 54 membri della dinastia degli Asburgo. Ma per quanto si trattasse di una consuetudine di famiglia, il gesto di Violante rimane comunque un atto commovente e romantico, anche affascinante, sebbene forse di un fascino dalle tinte decisamente un po’ noir. 

In epoca napoleonica, la salma verrà ricomposta nella Cappella dei Principi in San Lorenzo, ma solo per un breve periodo: il 26 febbraio 1858, riformatosi in Toscana il granducato, il corpo verrà nuovamente spostato in Santa Teresa e il cuore, custodito in un vaso di maiolica decorato con figure azzurre e coperto da un drappo di velluto nero, sarà rimesso ai piedi di Ferdinando, nella sua tomba, rispettando così le volontà testamentarie di Violante.

E’ ancora lì, e a me piace pensare che lì resterà per sempre.

Tratto dal libro “Una finestra affacciata sull’Arno”, a cura di Barbara Chiarini, Collana Firenze, Raccontamiunastoria Editore, Ottobre 2022

 

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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MASIMILIANO PANCANI

Bellissima storia d’amore seppur tragica. Il sentimento provato da Violante Beatrice di Baviera nei confronti del suo consorte, ai tempi d’oggi rimane un sogno

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