Carnalità
❤️A NAPOLI si pratica un sentimento che si chiama CARNALITÀ, é qualcosa di più dell’amore…e provo a spiegarlo.
È qualcosa di più di un sentimento, è un insieme di sensazioni, un’ alchimia fatale, che non si può chiamare diversamente.
Per rappresentare in modo appropriato, questo pensiero, pensate ad un forte abbraccio, ad un bacio appassionato, ad un bimbo che si addormenta attaccato al seno della mamma, tutte immagini che coinvolgono in forti emozioni, ma tanto forti che spontaneamente viene da dire: “che CARNALITÀ!” ma non è da meno, il DARSI DA FARE PER IL PROSSIMO Sconosciuto, COME I PERSONAGGI DEL MIO RACCONTO che ESPRIMONO in pieno QUESTO SENTIMENTO.
Buona lettura👍
🌹CARNALITA’
Sembra che non ci sia fine alle fonti di ispirazione che questa città offre a chiunque sia dotato di un (pur se minimo) senso di attaccamento e voglia esaltarne il valore.
Non pensavo di amarla in ogni suo aspetto, di riscoprirne le peculiarita’…pur solo rileggendo cio’ che finora ho descritto nei miei brevi racconti, con la sensazione di chi ha sempre fischiettato un allegro motivo, senza mai soffermarsi sul testo.
Quanto sei bella Napoli… col golfo e il Vesuvio sullo sfondo!…
che meraviglia le pizze, i dolci e gli aromi delicati!…
che donne, le nostre donne…
…Che cuori, i nostri cuori…
Ecco una strofa che aggiungo a questa antica melodia
che si esprime con spontaneità verso il prossimo sconosciuto, con gesti di solidarietà, amicizia e disponibilità, in una parola sola…(come la definisce mia cugina AnnaMaria*) : “con carnalita’”.
E di questo oggi voglio raccontare.
Di questo sentimento napoletano di cui fui spettatore una domenica mattina (prima che la sciagurata pandemia ci colpisse), durante una passeggiata, la prima che facevo, in un’autentica giornata di primavera che col suo tepore, invitava i napoletani sul lungomare a godersi il panorama e ad essere spettatori di un curioso episodio, proprio come nel film di De Crescenzo*.
Un verace episodio di napoletanita’che per intrattenimento, istintivamente, ho deciso di raccontarvi.
Ragazzi napoletani sul lungomare, salvano smartphone di una signora.
La giornata luminosa, il tepore del sole, il richiamo del mare ci ha indirizzati verso quello che per i napoletani è considerato un punto di incontro, un fiore all’occhiello della città: il lungomare di via Caracciolo, già affollato dalle prime ore del mattino, da giovani in mezze maniche, qualcuno anche in costume e tanti genitori con bimbi a seguito, li, per respirare la salubre aria marina. Che bello pensavo, potersi guardare intorno, pigri, col solo intento di godersi la famiglia ed una tranquilla mattinata, quando improvvisamente un vocio agitato attirò la nostra attenzione.
Un gruppetto di persone tra cui diversi stranieri, incuriositi, si stringevano intorno ad una mamma e sua figlia adolescente, che disperata, piangeva perché le era caduto lo smartphone in acqua. La mamma rassegnata alla perdita ed al danno, cercava comunque di tranquillizzare la figlia promettendole un nuovo cellulare: “NUN TE PREOCCUPA'” diceva “MAMMA’ TE N’ACCATTA NAT!” [compra un altro]
“macché signo’ VO’RECUPERAMM NUJE“… si udì in risposta, e dal gruppetto si staccarono due ragazzi, che senza esitare si svestirono e con i soli boxer si tuffarono in mare tra lo stupore di noi tutti.
Un paio di immersioni in due metri d’acqua e riapparvero col telefonino grondande e un gran sorriso di soddisfazione.
Spontaneamente in un attimo, parti’ l’applauso degli spettatori e tra la meraviglia degli stranieri, lo stupore della mamma e la gioia della ragazza glielo riconsegnarono.
Applausi e pacche sulle spalle li accompagnarono sino al muretto dove avevano adagiato i pantaloni e mentre si rivestivano non potei esimermi dal ringraziarli personalmente PER LA LEZIONE DI DISPONIBILITÀ CHE AVEVANO DATO.
“LA VOSTRA CARNALITÀ” dissi loro, “GIRERÀ PER IL MONDO INTERO NEI RACCONTI DI QUESTE PERSONE che sono stati spettatori, DI UN MERAVIGLIOSO SPETTACOLO DI VITA” e, nel salutarli, non potei fare ameno di abbracciarli, fiero di essere Napoletano.
Concludendo:
Io stesso, che conosco fino in fondo l’animo napoletano, che so’ della sua vivacita’, calore espressivo e disponibilita’, resto ancora sbalordito e orgogliosamente coinvolto, difronte a tanta propensione verso chi si trova in difficolta’ e nel raccontare l’episodio, non faro’ mancare la mia ispirazione.
◇ STI GUAGLIUN… SO’CHIN ‘E CORE!
Si fosse nu’pittore…
oggi sta tela S’ARRIGNESS [riempirebbe] ‘e culore…
e o’ penniello, comm si teness’ a volonta’…
rappresentasse ‘ncopp a tela nu’ sentimento: ”a’ carnalita’”.
O’ pittore tenta ‘e ce pruva’…
ma ISS [lui] stesso…che sentimenti nun SAPE [sa’ ] comme se fa’
e allora ce mette a tela, o’ cavalletto, ‘MPASTA [mescola] ‘e culure…
ma sol guardann for e solo allora,
se rende conto CA NUN VULENN [involontariamente] … ha PITTATO [dipinto] nu’ core.♡