In giro per Firenze,Le vostre storie

Via Ghibellina

Della serie…in giro per Firenze…⚜️!

Via Ghibellina è una delle vie più lunghe del centro di Firenze e si diparte dritta dal fianco del palazzo del Bargello, proprio da davanti alla Badia Fiorentina, fino ai viali di circonvallazione che sorgono al posto delle antiche mura, dove sorge il complesso de le Murate. Numerosi sono i monumenti che si affacciano sulla via.

Anticamente la via terminava con la cerchia delle mura del XII secolo, all’altezza dell’odierno Teatro Verdi, dove non esisteva una porta, quindi era una strada chiusa. Si chiamava via del Palagio del Podestà, per via della residenza podestarile. Solo nel 1261 il podestà di allora, Guido Novello Guidi, vicario di re Manfredi, decise di aprire una porta in corrispondenza dello sbocco della via, come comodo accesso verso i suoi possedimenti feudali a Poppi. Decise di chiamare il nuovo varco “Porta Ghibellina” in onore della vittoria nella battaglia di Montaperti del 1260. In seguito la denominazione passò alla strada, e solo nel 1862 venne estesa per tutta la lunghezza odierna.

Come consueto, in epoca più antica la via era divisa in più tratti, che andavano da canto a canto, facilitando la ricerca delle abitazioni in un periodo in cui non esistevano i numeri civici. Dal Bargello alla ex-porta Ghibellina (nel frattempo ridenominata dopo la battaglia di Benevento e la cacciata dei ghibellini “Porta Guelfa” e demolita con l’ultimo ingrandimento delle mura), ovvero all’attuale via Verdi, si chiamava dunque via del Palazzo del Podestà, poi, fino a via de’ Macci via Ghibellina, e seguiva infine un tratto, fino alle mura, chiamato di San Giuliano dal nome della chiesa di San Giuliano dei Librai. L’ultimo tratto fu chiamato anche via de le Murate.

La storia della strada ha anche un passato cupo, quando era percorsa per un lungo tratto dai condannati a morte che dal Bargello, la sede della polizia e dei tribunali, venivano accompagnati al carcere delle Stinche (sul sito dell’attuale Teatro Verdi), e, in caso di condanna a morte, fuori dalle mura, passando anche per via San Giuseppe, fino alla “Porta alla Giustizia“, presso la torre della Zecca, dove c’era la forca per le esecuzioni.

Su questa strada dopotutto, al numero 69, abitava anche il boia. Per dare conforto ai condannati lungo tutto il percorso furono eretti una serie di grandi tabernacoli, come il tabernacolo delle Stinche, dipinto da Giovanni da San Giovanni (1616). Dopo la chiusura del carcere, la zona penitenziaria si spostò di alcuni isolati più a est, nel complesso delle Murate, nell’ex monastero di Santa Verdiana e in quello di Santa Teresa.

Alla fine del Quattrocento risiedette in via Ghibellina, nel tratto fra via della Rosa e via de’ Pepi, ser Piero da Vinci col giovane figlio Leonardo: delle case antiche non v’è oggi più traccia, sostituite in ultimo da una palazzina con decori di gusto liberty.

A metà del Cinquecento la strada, presso il Canto degli Aranci (incrocio con via Verdi) fu sede di un fatto di sangue, quando il brutale Troilo Orsini, incaricato di sorvegliare la moglie del cugino Paolo Giordano, Isabella de’ Medici, vi uccise il paggio Lelio Torelli da Fano, sospettato di avere una tresca con la donna. Pochi anni dopo la stessa Isabella venne assassinata dal marito, nella villa di Cerreto Guidi.

Il conferimento del nome di via Ghibellina all’intera arteria fu deliberato dal Magistrato dei Priori nell’agosto del 1862.
Durante il periodo di Firenze Capitale, in questa via aveva sede l’Ambasciata Russa in Italia.
La strada fu alluvionata nel 1966 e molti degli edifici della zona hanno dovuto subire lunghi restauri prima di essere di nuovo agibili.
La via corre dal viale della Giovine Italia a via del Proconsolo, all’altezza del palazzo del Bargello (canto al Bargello) e della Badia Fiorentina, traversando l’intero quartiere di Santa Croce e sviluppandosi per poco meno di un chilometro (961 m). Si innestano lungo il suo tracciato: via delle Casine, via delle Conce, via de’ Macci, borgo Allegri, via San Cristofano, via delle Pinzochere e via Michelangelo Buonarroti, via de’ Pepi, via Giovanni da Verrazzano e via Rosa, via Giuseppe Verdi, via delle Stinche e via Matteo Palmieri, via del Crocifisso, via delle Seggiole, via dell’Acqua e via de’ Giraldi.

Data la sua lunghezza è difficile riconoscerle un carattere unitario, per cui in alcune zone prevale quello commerciale, in altre quello residenziale. Si tratta tuttavia di una arteria che ancora svolge un ruolo fondamentale per l’attraversamento veicolare della città, con traffico unidirezionale, dal centro verso i viali, con un lato destinato alla sosta dei veicoli. Anche la zona più esterna, dopo la restituzione alla città del vasto complesso delle Murate a lungo adibito a istituto carcerario maschile, è tornata in tempi recenti ad essere più frequentata. La pavimentazione è ancora a lastrico per il tratto da via Giuseppe Verdi ai viali. La strada, per suoi palazzi e per le molte memorie che conserva, è comunque da considerarsi per l’intera sua estensione di eccezionale interesse storico e artistico.
I numeri pari sono sul lato nord, quelli dispari sul lato sud. Come in tutte le strade di Firenze pressoché parallele all’Arno, procedono con la stessa direzione del fiume, da monte (est) a valle (ovest). Gli edifici con voce propria hanno le note bibliografiche nella voce specifica.

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Andrea Giovanni Iacopini

Andrea giovanni Iacopini nasce a firenze nel 1955. Geometra con la passione per le storie fiorentine è amante degli animali, della musica anni 70/80, di cinema e della squadra Viola. Si definisce un ottimista per natura.

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