Il figlio ritrovato di Glasgow
«L’arte è il fiore. La vita è la foglia verde. Lasciate che ogni artista si sforzi di fare del suo fiore una cosa bella e viva, qualcosa che saprà convincere il mondo che ci possono essere, che esistono, cose piu preziose, piu belle, piu durature della vita stessa».
(Charles Rennie Mackintosh, 1902)
Il 7 giugno 1868 nasceva a Glasgow Charles Rennie Mackintosh, architetto pittore e designer, oggi noto soprattutto per le sue iconiche sedie a schienale alto.
Con un nome che potrebbe essere quello di un pugile ed i baffi alla Proust, Mackintosh è stato in realtà l’architetto che ha dato un volto alla sua città, Glasgow, muovendosi tra varie correnti e attraversando gli stili di fine ‘800 e inizio ‘900: prima ammirato, poi dimenticato, è stato infine recentemente riscoperto, riprendendo il suo posto tra i grandi.
Rennie studiò all’Accademia d’Arte di Glasgow, formandosi nel clima dello storicismoottocentesco. Nel 1889 costituì con l’amico J. H. MacNair e le sorelle Frances e Margaret MacDonald, il gruppo The Four. L’attività dei quattro (illustrazioni, decorazioni in metallo sbalzato, vetrate, ricami) fu al centro del rinnovamento delle arti applicate in area inglese e proprio per l’inconfondibile impronta stilistica venne definito Glasgow School.
Le più importanti realizzazioni di Mackintosh si collocano tra la fine del secolo XIX e i primi anni del successivo: la Scuola d’Arte di Glasgow (1896-1907), Casa Davidson (1899), Casa Cranston (1902), Casa Hill (1902) e soprattutto il gruppo dele Tea Rooms realizzati per Miss Cranston.
Mackintosh concepiva le architetture come se fossero dei blocchi di volumi, improntate ad un’estrema chiarezza e razionalità strutturale; lo stesso spirito geometrico lo applicava agli interni seguendo il principio della progettazione globale, curando universalmente arredi e decorazioni.
Ammirati alle principali esposizioni europee del tempo, gli arredi di Mackintosh esercitarono una notevole influenza sugli sviluppi dell’Art Nouveau continentale, specialmente in Austria e in Italia ma, pur essendo riconosciuto a livello mondiale come uno tra i pionieri del design moderno, al momento della sua morte, la sua fortuna professionale aveva subito un drastico declino: Mackintosh infatti aveva legato il meglio della sua produzione al florido quanto breve periodo dell’Art Nouveau che stava velocemente esaurendosi. Le sue creazioni, seppur slanciate e rettilinee, divennero espressione di un gusto decorativo che nel 1920 iniziava ad essere superato da un nuovo genere, più spiccatamente razionale e minimalista ed il suo stile fu praticamente classificato fuori moda: molti dei pezzi di arredo di Mackintosh vennero allora venduti all’asta a basso prezzo e vi assicuro che pochi degli acquirenti erano realmente consapevoli di cosa stavano comprando.
Per lungo tempo il nome di Mackintosh rimase vivo solo per una ristretta cerchia di architetti e accademici che ne riconoscevano i meriti come il vero ed unico pioniere del modernismo.
Sorprendentemente, la sua rivalutazione critica presso il grande pubblico è stata però un privilegio tutto italiano: i fatti risalgono agli anni Sessanta, quando uno studente napoletano di nome Filippo Alison iniziò a maturare un interesse per il design dei primi del Novecento, studiandolo in maniera approfondita, con l’intento di riscoprire i valori che, con il trascorrere degli anni, erano stati relegati in secondo piano.
I suoi studi lo portarono a riscoprire le sedie di Le Corbusier, quelle di Gunnar Asplund, i complementi di Gerrit Rietveld, di Frank Lloyd Wright e, fortunatamente anche gli arredi di Charles Rennie Mackintosh.
Alison si recò a Glasgow e studiò i pezzi sopravvissuti, uno ad uno , rilevando e misurando minuziosamente ogni loro dettaglio. Poi, sulla base dei disegni fatti, commissionò delle repliche a un falegname italiano: queste vennero esposte a Milano nel 1973, in occasione della XV Triennale.
Fu un trionfo! I prototipi vennero subito rilevati dal brand milanese Cassina, che li mise in produzione come parte della collezione I Maestri: il successo fu tale che ancora oggi Mackintosh è conosciuto e ricordato più per le sue sedie che non per i suoi meriti architettonici.
Infatti, anche se i suoi complementi di arredo risultano essere molto affascinanti, non va dimenticato che ogni elemento veniva progettato in continuità con gli spazi architettonici di cui faceva parte.
Mackintosh, insomma, progettava tutto, in linea con il principio dell’ opera d’arte totale, la cosiddetta Gesamtkunstwerk : il suo ambito progettuale spaziava dall’ aspetto tecnico e strutturale degli edifici fino ai minimi dettagli decorativi (come i motivi delle carte da parati e i ricami dei tessuti per i rivestimenti).
Lo studio accurato di ogni dettaglio lo portò anche a risolvere e migliorare alcune soluzioni di tipo ergonomico, oltreché estetico: per esempio, la peculiarità degli schienali allungati nacque come espediente per creare un maggiore senso di intimità per le persone sedute ai tavoli delle Tearooms di Glasgow.
Lo scorso anno, in occasione del 150 anniversario della sua nascita, quando tutto era pronto per l’ inaugurazione, un incendio divorò la Glasgow School of Art (1897-1899) considerata, a giusta ragione, il capolavoro dell’architetto scozzese, provocando dei danni irreversibili: purtroppo la scuola era andata a fuoco già nel 2014, e per questo aveva appena subito un grande restauro.
Ma il Glasgow Mackintosh Group (ovvero l’associazione dei curatori delle sue opere), ha compensato in breve tempo la perdita, restaurando e riaprendo al pubblico altre 12 attrazioni, sparse per la città (come le Willow Tea Rooms in Glasgow e alcune abitazioni a Derngate e Northampton), sempre pronte ad accogliere gli appassionati fan di questo architetto.
A mio vedere, Rennie Mackintosh aveva capito la cosa più importante: per progettare il nuovooccorre sviluppare la tradizione e non cancellarla, con un colpo di spugna!
Di fatto, Charles Rennie Mackintosh ha lasciato il segno nella storia dell’architettura, realizzando diversi edifici, molti complementi di arredo ed un font, che sono diventati addirittura più famosi del loro stesso creatore: la sua è stata una versione personalissima dell’ Art Nouveau, che ha mescolato linee dritte e nette con delicati motivi naturalistici, come il celebre motivo a rose, realizzato insieme alla moglie Margareth e diventato una vera icona.
Credetemi quando sostengo che Charles Rennie Mackintosh sta a Glasgow come Frank Lloyd Wright sta a Chicago: due grandi architetti agli albori del ‘900 che in due diversi continenti, percorrendo strade diverse, sono arrivati ad elaborare stili e idee molto simili. Basta pensare alle passioni che avevano in comune, da quella per il Giappone all’ossessione per le sedie!
Pochi designer possono affermare di avere creato uno stile unico, individuale e così immediatamente riconoscibile, ma Mackintosh è stato assolutamente uno di essi, addirittura, il pioniere! Non dimentichiamolo ancora una volta!