L’ Orso e la Volpe
“Strappami dal sospetto di essere nulla,
più nulla di nulla.
Non esiste nemmeno la memoria.
Non esistono cieli”.
Eugenio Montale a Maria Luisa Spaziani, 20 Luglio 1953
“Perché questo lungo silenzio? Vivo nella speranza di non esser ancora la cenere del tuo portacipria”: Maria Luisa aveva venticinque anni quando conobbe uno dei più celebri poeti del Novecento ad un convegno a Torino. Riuscì ad invitarlo per un pranzo per presentargli la sua famigliola borghese molto accogliente e ben disposta nei riguardi delle sue passioni letterarie.
“Menomale che Proust è già morto” fu il commento della madre nell’avere Montale a pranzo. “Mi dispiace non essermi reso ancora defunto” fu la risposta di Eugenio.
Dopo quel pranzo iniziò il corteggiamento da parte di lui e una reciproca “passione letteraria” sancita da interessi e autori in comune. Nonostante ciò, tuttavia, entrambi erano legati ad altre persone; lui a Drusilla Tanzi, lei a Elémire Zolla e nessuno dei due riuscì a separarsene per coronare un riproposto matrimonio. Fu Montale stesso a sostenere che probabilmente, in un’altra vita, si sarebbe tenuto pronto ad organizzarsi meglio affinché quest’amore potesse concretizzarsi.
“Non sono mai stata bella: era sedotto dalla mia vitalità. Lui non era mai stato giovane. Dopo il pranzo in famiglia, tornato al Corriere mi mandò un espresso. Poi sarebbero arrivate le gardenie, i profumi ricercati, le tenerezze, le poesie d’amore. Ma già durante il piccolo convivio era apparso un po’ sovreccitato. Ebbe l’idea di mostrarci come aveva visto danzare una baiadera durante una sua visita in Libano. Si alzò da tavola, prese un grosso tovagliolo e con passetti di danza cominciò a sventolarlo a destra e sinistra. Luigi Pareyson, che aveva studiato la radice metafisica della sua poesia, lo guardava atterrito.” scrive Maria Luisa Spaziani raccontando la storia della loro relazione.
L’Orso e la Volpe, così si chiamavano intimamente Eugenio Montale e Maria Luisa Spaziani; la loro storia d’amore è la storia della loro lunga amicizia mai finita. “Un giorno lo vidi appoggiato al banco di un’agenzia di viaggio, metteva il piede all’interno come fanno gli orsi. “Mi sei sembrato un orso”, gli dissi. Ecco, fece lui, l’Orso va bene con la Volpe.“
Montale scriverà per lei una poesia che è un acrostico del suo nome: le lettere iniziali di ogni verso compongono nome e cognome della Spaziani.
Mia volpe, un giorno fui anch’io il “poeta
assasinato”: là nel noccioleto
raso, dove fa grotta, da un falò;
in quella tana un tondo di zecchino
accendeva il tuo viso, poi calava
lento per la sua via fino a toccare
un nimbo, ove stemprarsi; ed io ansioso
invocavo la fine su quel fondo
segno della tua vita aperta, amara,
atrocemente fragile e pur forte.
Sei tu che brilli al buio? Entro quel solco
pulsante, in una pista arroventata,
àlacre sulla traccia del tuo lieve
zampetto di predace (un’orma quasi
invisibile, a stella) io, straniero,
ancora piombo; e a volo alzata un’anitra
nera, dal fondolago, fino al nuovo
incendio mi fa strada, per bruciarsi.
Gli fa eco lei con una poesia che ripercorre i suoi vent’anni fino a quel fatale incontro
Nei miei vent’anni non ero felice
e non vorrei che il tempo s’invertisse.
Un salice d’argento mi consolava a volte,
a volte ci riusciva con presagi e promesse.
Nessuno dice mai quant’è difficile
la giovinezza. Giunti in cima al cammino
teneramente la guardiamo. In due,
forse la prima volta.
“Alla Volpe, che non soltanto mi regala la luce della sua giovinezza, quanto mi restituisce la mia che non ho mai avuta”. Scrisse Montale nella sua raccolta La Bufera del 1956.
Non sapremo mai con certezza se il loro fu concreto amore in ogni senso o amicizia sentimentale. “Non appartengo ai paradisi artificiali di Palazzeschi, né agli inferni lussuriosi di Ungaretti; sono un uomo che ha vissuto al cinque per cento, e appartengo al limbo dei poeti asessuati. E guardo al resto del mondo con paura”, disse Montale di sé all’amica Annalisa Cima che ne curò il Diario Postumo. Molte le donne che gli furono a fianco in veste di muse o apparizioni sognanti. Una sola divenne sua moglie, la Mosca, Drusilla Tanzi, rimasta al suo fianco per una vita intera e che sposò solo nel 1962, un anno prima della sua morte.