In giro per Firenze,Le vostre storie

Via delle Pinzochere

Della serie…in giro per Firenze…Via delle Pinzochere⚜️.

Via delle Pinzochere si trova a Firenze, da largo Piero Bargellini a via Ghibellina.
Pinzocheri e pinzochere erano laici appartenenti al terzo ordine francescano che indossavano una abito di tessuto grezzo non tinto, dal colore terra detto “bigio” o “bizzo“, ottenuto tessendo due diverse coloriture della lana, bianco naturale e nero. Da tale nome derivò “pinzo” e quindi “pinzocchera” o “bizzocchera“, il nome popolare con cui erano noti a Firenze.

Le pinzochere in particolare erano delle laiche che, un po’ come le beghine del Nord-Europa, conducevano una virtù monastica pur senza aver mai preso i voti. Potevano essere ospitate presso le famiglie, oppure nei monasteri soprattutto in questa zona, e si occupavano della cura della basilica di Santa Croce. Fino al Cinquecento ebbero un loro proprio monastero (dedicato a Sant’Elisabetta del Capitolo) in via San Giuseppe (oggi largo Bargellini), dirimpetto a una porta laterale della basilica, detta appunto porta delle Pinzochere. Fu soppresso da Cosimo I per le dicerie di immoralità: siccome le donne entravano presto in basilica per fare le pulizie, si avviò a dire che esse vi si recassero anche di notte per compiacere coi frati, e che fra i due conventi esistesse addirittura un fantomatico passaggio sotterraneo.

Le pinzochere potevano essere delle ex-donne di malaffare, che decidevano di cambiare vita dedicandosi alla religione, delle vedove, delle “malmaritate” (sposate a uomini che non potevano mantenerle, come i carcerati), oppure delle zitelle. Non potevano comunque avere marito, per cui col nome “bizza” si indicavano spesso le zitelle, e dal loro carattere spesso bisbetico, facile a dare in incandescenza, venne il modo di dire di “fare le bizze“, cioè fare come le zitelle.

Nella strada si trova un piccolo tabernacolo con un delicato bassorilievo in pietra della Madonna col Bambino, realizzato dallo scultore Averardo Tosetti nel 1960 ispirandosi a composizioni quattrocentesche. Un altro tabernacolo, in legno, si trova davanti a via del Fico.

Il palazzo più importante della strada è il Palazzo Da Verrazzano, della famiglia del navigatore, già a Piero Bargellini. Gli antichi catasti indicano in questo luogo, ai primi del Quattrocento, due case (di cui una di proprietà di Poggio Bracciolini), acquistate alla metà del secolo da un certo Giovanni del Zaccheria e passate nel 1505 a Gherardo di Michele da Cepperello. Ai membri di questa famiglia spetta l’erezione del palazzo agli inizi del Cinquecento, a determinare le eleganti forme attuali, per le quali sono stati fatti i nomi di Baccio d’Agnolo e, facendo soprattutto riferimento al disegno del cortile, delle scale e alla loggia interna, di Giuliano da Sangallo. La proprietà passò nel 1578 agli Alamanneschi e nel 1650 ai Dell’Antella, per essere poi acquistata nel 1662 da Isabella Gerini, moglie del senatore Andrea da Verrazzano (della casata resa illustre dal famoso navigatore Giovanni). Estintasi la famiglia nel 1819, è stata dei Casamorata (e qui ha vissuto il compositore Luigi Ferdinando Casamorata) e quindi dei Parenti, degli Antinori, dei Fedeli e dei Bargellini (dal 1946), diventando casa di Piero Bargellini, che vi ha abitato negli anni che lo hanno visto sindaco della città colpita dall’alluvione.

L’ultimo lato della strada è dominato dal fianco del Palazzo Guicciardini Corsi Salviati, che ha la facciata su via Ghibellina.
Sul lato opposto, l’edificio a quattro piani posto alla sbocco di via Michelangelo Buonarroti, è noto tradizionalmente come la “Casa del boia“, per essere stata a lungo abitazione dell’esecutore ufficiale delle condanne capitali in città. Su via delle Pinzochere la casa presentava un orto e la stalla per il cavallo che era mantenuto a spese della Signoria. Una pietra lavorata supportava fino all’alluvione un ferro a forma di “U” a cui si potevano attaccare le briglie dell’animale.

 

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Andrea Giovanni Iacopini

Andrea giovanni Iacopini nasce a firenze nel 1955. Geometra con la passione per le storie fiorentine è amante degli animali, della musica anni 70/80, di cinema e della squadra Viola. Si definisce un ottimista per natura.

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