Eleonora de’Medici, l’amore per il bello (Parte II)
PARTE II
Quando Eleonora de’Medici diveniva la consorte di Vincenzo Gonzaga aveva compiuto da poco diciassette anni. Nonostante la sua giovane età, si racconta però che ella non fosse troppo bella: naso dritto, lineamenti duri, volto poco armonioso tagliato da grandi labbra carnose e una mascella potente. In altre parole, in lei erano evidenti tutti i tratti fisici tipici della famiglia asburgica. Marcello Donati la descrisse bellissima, guardandola probabilmente coi suoi occhi di medico: la ragazza era infatti dotata di una buona corporatura, robusta e forte, perfettamente adatta al compito principale che le veniva richiesto: fare figli assicurando la discendenza al casato Gonzaga.
Vincenzo dal canto suo, al contrario di quanto si era temuto, aveva un temperamento esuberante e passionale, tanto che per questi suoi modi riuscì a sorprendere in positivo perfino il granduca Francesco. E la stessa Eleonora, quando il giorno successivo al primo incontro ricevette un suo bacio in pubblico, ne rimase felicemente sbalordita, abbandonandosi da subito al coinvolgimento.
Il matrimonio venne celebrato a Firenze il 29 aprile 1584, dopodiché la giovane Medici lasciò la città per partire alla volta di Mantova.
La nobildonna era stata educata fin da bambina nei modi e nella forma; di lei fu infatti sempre fatta menzione per la sua gentilezza di pensiero come anche per la innata delicatezza che traspariva in ogni suo gesto. Ella compensava queste sue movenze mostrandosi in pubblico seria e austera, ma chi ben la conosceva ebbe a dire che nello sguardo, mal si celava il suo carattere malinconico.
Questa sua grazia naturale aprì una breccia anche nei rapporti con la suocera Eleonora d’Asburgo, che si lasciò conquistare dalla giovane donna toscana, certamente preferita all’infelice Margherita Farnese; oltretutto Eleonora portava, per via materna, il glorioso nome del casato Asburgo.
I due sposi generarono sei figli, due femmine e quattro maschi, mentre un settimo bambino morì in modo prematuro. Fu questo evento infausto ad addolorare incredibilmente il cuore di Eleonora al punto da minare il rapporto col marito che al momento della disgrazia si trovava fuori dallo stato e non era riuscito a confortarla con le parole. A peggiorare la cosa, era innegabile il fatto che la donna soffrisse dei tradimenti che il marito le riservava e che, ancor più tristemente, le ricordavano quelli che il padre avevo speso ai danni di sua madre.
Era una donna abile e quando le finanze del ducato cominciarono a vacillare, dilapidate dal desiderio di lusso e di feste del marito, si risolse a prendere in mano la situazione; resse anche il governo dello Stato quando il duca era assente.
Eleonora dei Medici era una donna abile e tale si dimostrò anche quando le finanze del ducato, depauperate dallo sfrenato desiderio di lusso e di feste del marito, iniziarono a soffrire. E prendendo in mano la situazione, si fece reggente del governo dello Stato in assenza del duca.
Nel corso di tutta la sua esistenza, Eleonora trovò nella cultura il sollievo da tutti i suoi dolori, inclusi i molti (o meglio, i troppi) tradimenti del coniuge.
Intelligente e dai gusti raffinati, aveva respirato da sempre il clima dell’ arte e crescere nel palazzo dei nonni paterni, Cosimo I ed Eleonora di Toledo, aveva contribuito ad alimentare questo suo innato interesse. Fu quindi naturale per lei trasferire l’amore per il bello, il canto, la danza e la poesia, anche nella corte mantovana. Fondamentale fu il suo contributo allo sviluppo del melodramma, passione esportata direttamente dall’amata Firenze grazie ai componimenti di Claudio Monteverdi.
Notorio fu anche il suo rapporto privilegiato con Torquato Tasso al quale promise protezione a vita, mantenendo la parola data: più di una volta il poeta le scrisse per ricevere benevolenza e denaro e mai Eleonora glieli negò.
Tasso le dedicò una seconda stampa di Rime, lei avrebbe voluto regalargli in cambio “due turchine” ma alla fine assecondò la sua volontà facendogli avere un rubino e una perla legata in oro.
Anche il poeta Giovan Battista Marino le dedicò un componimento ne La Galleria e un riferimento a lei e alla corte Gonzaga nell’Adone.
Eleonora dei Medici, duchessa di Mantova, scomparve nel 1611 a causa di un colpo apoplettico che la lasciò inabile per diversi mesi.
“Quando ritardo a’ miei pensieri il corso, /donna d’impero degna, i vostri pregi/ tesser volendo e ‘l nome vostro in rime, /veggio farmisi innanzi, al primo occorso,/ invitto duce e cavalieri egregi […] Ben si potrian lodar (non forse appieno)/ gli occhi e ‘l volto sereno;/ ma, in descriver di voi l’intera parte,/ vinti sarian gl’ingegni, e vinta l’arte“.
Torquato Tasso, Rime Eroiche, Canzone VIII