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Le pentole di Benvenuto

 

Perseo con la testa di Medusa (dettaglio): Benvenuto Cellini, 1545-1554 – bronzo (Firenze, Loggia dei Lanzi).


Benvenuto Cellini
(Firenze, 3 novembre 1500 – Firenze, 14 febbraio 1571) è stato uno scultore, orafo, scrittore, argentiere e artista italiano, considerato uno dei più importanti artisti del Manierismo, quello stile stravagante e raffinato che segnò la fine del Rinascimento

Uomo dal carattere sanguigno ed iroso, inguaribilmente arrogante, rimase più volte implicato in liti e risse con orafi rivali o mecenati meschini e taccagni: si macchiò perfino di diversi omicidi (spesso mossi da motivi futili), in maniera analoga a come farà l’ancor più famigerato Caravaggio nel Seicento.

Per questo la sua fu una vita avventurosa, molto segnata dai contrasti, dalle passioni e da delitti, e per questo fu spesso costretta pure all’esilio o alla fuga.

Dopo avere seguito l’iter di tutti gli apprendisti-artisti del tempo, Benvenuto ebbe modo di entrare in contatto con l’orafo lombardo Caradosso e con la cerchia dei «gioveni» di Raffaello. Il nostro inquieto artista fu quindi invitato a lavorare a Roma per i papi Clemente VII e Paolo III. Qui prese soggiorno a fasi alterne dal 1523 al 1540, ma nonostante godesse di forti favori e protezioni, sempre per via del suo carattere aggressivo, dovette lasciare la città papale in quanto coinvolto in presunti omicidi e scandali. Nel 1540 si trasferì a Parigi, presso la corte di Francesco I. Quindi, una volta che ebbe lasciato anche la Francia, Cellini venne calorosamente accolto dalla corte medicea. 

Benvenuto Cellini (Firenze, 3 novembre 1500 – Firenze, 13 febbraio 1571), pittore, scultore e letterato fiorentino

Dopo la morte di Alessandro de’ Medici, il consolidamento dinastico della famiglia fiorentina era stato garantito dalla conquista del potere da parte di Cosimo. Questi era figlio di Giovanni dalle Bande Nere, un valoroso condottiero appartenente al ramo cadetto della famiglia Medici. 

Cosimo I de’Medici era divenuto Duca di Firenze nel 1537. Egli assunse il suo governo  in maniera assai simile a quella di un vero e proprio monarca. A tale scopo, adottò anche un’accorta e illuminata politica artistica. La sua attività di mecenatismo fu imponente. Cosimo si circondò di artisti di prima grandezza; lavorarono per lui architetti quali Vasari, Ammannati, Buontalenti, scultori del calibro di Giambologna, o Baccio Bandinelli, e pittori egregi quali il Bronzino, insomma, davvero una valorosa schiera di artisti che certamente segnarono la storia dell’arte italiana del Cinquecento.

Una volta convocato il Cellini a Firenze, il duca Medici,  lo elevò immediatamente a scultore di corte assicurandogli un signorile soggiorno in una casa a via del Rosario, dove lo scultore impiantò la propria fonderia, assegnandogli pure uno stipendio annuo di duecento scudi; gli commissionò, inoltre, la realizzazione di due importanti sculture bronzee: il proprio busto e il gruppo del Perseo con la testa di Medusa, da collocare nella Loggia dei Lanzi.

La figura mitologica di Perseo proviene dalla mitologia greca secondo la quale  Perseo era nato dall’unione di Danae con Giove. Il ragazzo in seguito era stato raccolto insieme con la madre in una cesta alla deriva dal re Polidette.  Il sovrano, desiderando sposare Danae, aveva quindi inviato furbescamente Perseo a combattere Medusa, sperando nella morte del ragazzo. Questi invece non solo vinse e decapitò Medusa; nel viaggio di ritorno, liberò anche Andromeda da un orribile mostro e, una volta che fu tornato a casa, uccise il re Polidette. 

Ovviamente, secondo Cosimo I, la statua raffigurante Perseo che sta in piedi sul corpo di Medusa, un mostro con serpenti al posto dei capelli appena decapitato, doveva servire da monito ai  suoi nemici. Infatti, l’opera era volta a rappresentare l’affermazione del Duca che dava un “taglio” netto alle esperienze repubblicane.

Il Perseo fu commissionato a Cellini nel 1545. La scultura, un bronzo monumentale di oltre 5 metri per il quale furono necessari 18 quintali di metallo, impegnò l’artista per ben nove anni. Dopo tanto duro lavoro, la statua fu collocata nella Loggia dei Lanzi, in Piazza della Signoria a Firenze, dove ancora oggi è ammirata dai visitatori di tutto il mondo. 

Insieme al gruppo del Ratto della Sabina del Giambologna, fu l’unica statua della Loggia a essere concepita espressamente per quella collocazione.

Cellini compì un grande sforzo programmatico e dimostrativo per costruire un’opera d’arte che fosse davvero un capolavoro. La scultura è infatti realizzata con la cura e la finezza di un’opera di oreficeria di grandi dimensioni e sembra esemplificare le teorie vasariane sull’importanza dello stile, da intendersi come combinazione di inventiva, compiutezza, raffinatezza e naturale eleganza. Volle raffigurare Perseo nudo, con i calzari alati di Mercurio e, sulla testa, un elmo da cui sbuca una folta e fluente capigliatura. Il giovane è in piedi sul busto di Medusa, il cui corpo mutilato appare abbandonato e scomposto. Sorregge con la mano destra una spada, con la quale ha appena decapitato la Gorgone, e con la sinistra solleva in alto la testa mozzata, tenendola per i serpenti che il mostro aveva invece dei capelli. Dal collo di Medusa, sgorgano fiotti di sangue. 

Il barbuto autoritratto di Benvenuto Cellini, sull’elmo della testa di Perseo, Perseo di Benvenuto Cellini.

Perseo ha un portamento regale  eppure, sembra guardare malinconico nel vuoto; il suo atteggiamento è stato pertanto giudicato dalla critica quello di un eroe si vittorioso ma triste.

Nella parte posteriore del capo di Perseo, Cellini riuscì a ottenere anche un proprio dolente autoritratto; lo si può distinguere guardando con attenzione, fra i capelli dell’eroe.

Anche il prezioso basamento in marmo che lo sostiene ospita alcuni splendidi bronzetti (i cui originali sono oggi al Museo del Bargello) che rappresentano personaggi legati al mito di Perseo: Mercurio, Minerva, Andromeda e Danae (madre dell’eroe) e Perseo bambino. 

Il Perseo  fu dunque  un’opera voluta nel segno di una forte funzione simbolico-celebrativa: così come l’eroe greco, decapitando la Gorgone, aveva riportato l’ordine e l’armonia nel mondo, allo stesso modo Cosimo I dei Medici, stroncando ogni velleità repubblicana, garantiva la pace nel proprio ducato.
Tuttavia, il capolavoro celliniano è sempre stato celebrato per i suoi valori formali. Perseo, infatti, è l’immagine stessa della bellezza maschile, secondo i canoni cinquecenteschi; il virtuosismo anatomico-muscolare della scultura esprime compiutamente l’ideale del nudo manieristico, agile, raffinato, languido, sensuale, una forma altamente aristocratica che non incarna né l’eroismo né la spiritualità.

La scultura di Cellini è però ancora di più di tutto questo. in molti tendono a non ricordarlo, ma essa è anche un vero e proprio capolavoro tecnico: la singola figura di Perseo, infatti, venne fusa in una sola gettata e non in più pezzi da saldare insieme, come invece avveniva solitamente nel Quattrocento. L’operazione dovette essere difficilissima, a causa delle dimensioni del corpo e della posizione delle braccia, ma soltanto il cadavere della Medusa, la testa mozzata della Gorgone e la spada che l’eroe tiene in mano furono fuse a parte e quindi unite al Perseo.

Nella sua autobiografia, La Vita di Benvenuto di Maestro Giovanni Cellini fiorentino (scritta per lui medesimo, in Firenze, poi stampata postuma a Napoli nel 1728), lo scultore descrisse con orgoglio le difficoltà superate per realizzare la statua, ostentando la sua celebrata competenza. In particolare, ricordò di quando fu colto dalla cosiddetta “febbre del fonditore” (causata dalle esalazioni dei metalli), di quando il fuoco della fornace si abbassò a seguito di un temporale e di quando si accorse che lo stagno necessario a creare la lega era insufficiente, inconveniente che risolse sacrificando le stoviglie (anche dette “pentole” in vernacolo fiorentino) di casa e gettandole nella fusione.

Nel dicembre del 1996, la statua e il suo basamento furono trasportati in una sala degli Uffizi, per essere sottoposti a un rigoroso restauro durato quattro anni.
 A differenza di altre opere del Rinascimento, il capolavoro celliniano, tornato al suo antico splendore, è stato ricollocato al proprio posto e non trasferito all’interno di un museo. Il basamento è stato invece sostituito con una copia.

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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Giuseppe Cavicchioli

Grazie e molto interessante. Conoscevo qualcosa dai racconti di mio babbo, fonditore a mano e “amante” del Cellini. Grazie ancora

Francesco Ristori no email 3319788064 0759414248

Cara collega, inutile che ti dica quanto ho apprezzato il tuo scritto. Io, che attualmente vivo la mia vecchiaia nella campagna umbra, terra di mia moglie, sono nato a Firenze nel 1933 ed ho abitato nello stesso quartiere del Cellini, che aveva casa nella odierna Via della Pergola che come Via Gino Capponi dove abitavo io si trova nella Parrocchia della SS. Annunziata. Ti anticipo questo, per giungere a metterti al corrente di una mia avventura all’interno di quella Basilica che mi vide ragazzo, nel lontano 1949, penetrare assieme ad un coetaneo non ritrovato e senza saperlo, nel sepolcreto posto al centro, sotto la cappella di San Luca detta ‘Dei Pittori’, che custodiva, se ancora dopo l’alluvione non lo so, il corpo mummificato di Benvenuto Cellini, del Pontormo, del Franciabigio e del Montorsoli, come mi confermo lo Storico dell’Ordine dei frati Serviti custodi dei luoghi in oggetto, l’amico Padre Eugenio Casalini, purtroppo deceduto. Sento mio l’orgoglio di essere l’unica persona ad aver visto il Cellini prima del 1966 quando l’Arno distrusse completamente il sito.Molte cose potrei ancora citare, belle e meno belle, tutte però relative a quanto ti ho accennato. Complimenti ancora, spero di aver occasione di dialogare con te, auguri vivissimi per la tua professione, evviva Firenze!

Francesco Ristori no email 3319788064 0759414248

Cara Barbara, cercherò di accontentarti quanto prima. Sull’argomento ho ricevuto anche commenti sprezzanti che rigetto ai mittenti e il tuo gradimento mi riempie di soddisfazione. E’ una storia semplice di cui ho già scritto ma lo farò ancora senza polemiche ma solo per il valore della scoperta. Ti chiedo scusa per il tu, ma tra colleghi e … ‘tra nonno e nipote’, va bene, no? A presto!

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