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Via dei Lamberti

 

Della  serie… In giro per ⚜️Firenze!

Via dei Lamberti è una strada del centro storico di Firenze, situata tra via dei Calzaiuoli e via Pellicceria. Lungo il tracciato si innestano via dell’Arte della Lana, Calimala e via dei Cavalieri. La strada odierna è frutto del Risanamento di Firenze, operato negli anni novanta dell’Ottocento.
Nomi precedenti: Piazza di Orsanmichele, via dei Lontanmorti, piazza del Dado dei Lamberti, piazza del Monte di Pietà dei Pilli, piazza dei Pilli.

La denominazione della strada è antica, attestata già dal 1293, in riferimento ai Lamberti, magnati e ghibellini che in quest’area ebbero case e torri, in particolare nel cosiddetto “dado dei Lamberti”. Il nome di via dei Lamberti è tuttavia attestato anche per un tratto di quella che fu poi via dei Cavalieri, più o meno corrispondente al segmento ancora esistente di quella via.
Il tracciato della via dei Lamberti odierna, viceversa, è moderno, essendo stata la zona interessata dalle operazioni di ‘risanamento‘ dell’antico centro fiorentino (in questa zona 1893-1895): l’identificazione della titolazione con l’attuale situazione è quindi da spostare in tempi ben più recenti, dato che solo nell’agosto del 1893 la giunta comunale deliberò l’attribuzione del nome al tratto da Calimala a via Pellicceria per estenderlo successivamente all’attuale, da via dei Calzaiuoli a via Pellicceria (deliberazione della giunta comunale del dicembre 1900).

Precedentemente la strada era divisa in due tratti, che non erano subsequenziali ma interrotti dalla cortina di edifici del lato est di Calimala: accanto ad Orsanmichele si chiamava via o piazza di Orsanmichele tutto il percorso attorno a quell’edificio; il tratto occidentale corrisponde invece grossomodo alla via dei Lontanmorti, che sbucava su Pellicceria nella piazzetta del Monte di Pietà dei Pilli. A volte viene detto che via de’ Lamberti insistesse su via del Fuoco (o Malborghetto), strada che invece correva parallela leggermente più a nord, iniziando in Calimala esattamente davanti al palazzo dell’Arte della Lana, e che collegava Calimala con la piazza di Sant’Andrea.
La strada, pavimentata a lastrico, è compresa nella zona pedonale cittadina.

Il primo tratto dell’attuale via dei Lamberti girava, come già detto, attorno ad Orsanmichele e, a parte l’ancora esistente palazzo dei Capitani di Orsanmichele, vi si trovavano le case della consorteria dei Cavalcanti e, per un certo periodo, la residenza dell’Arte dei Chiavaioli. Quest’ultima era in angolo con lo sdrucciolo di San Michele o dei Cavalcanti (oggi corrispondente a via dell’Arte della Lana). Questo vicolo, in leggera pendenza, era praticamente un passaggio voltato su cui insistevano delle abitazioni, nelle quali ebbe per un certo tempo casa il pittore Andrea del Sarto: sebbene le fonti ricordassero alcuni affreschi in quelle stanze, non reperiti al tempo delle demolizioni, restava sulla strada, affacciato verso Orsanmichele, un grande tabernacolo centinato con un’Annunciazione dipinta da quel pittore, oggi staccata e conservata nel Museo del Cenacolo di Andrea del Sarto. Qui la via si interrompeva con una cortina di alti edifici, che corrispondevano ad alcune botteghe, banchi e fondaci con ingresso principale su Calimala.
Oltre via Calimala iniziava via dei Lontanmorti, una stretta via dal carattere pittoresco per i numerosi cavalacavia e archi che la attraversavano; proprio vicino a Calimala se ne trovava uno a sesto acuto, l’unico del genere a Firenze, che faceva di questo scorcio uno dei più amati da fotografi e pittori, che più volte lo rappresentarono. Non si conosce l’origine del nome della via, enigmatico ed evocativo, che era comune anche al vicolo dei Lontanmorti (già chiasso dei Siminetti), che a metà della via si apriva sul lato a mezzogiorno e permetteva di raggiungere la piazza del Mercato Nuovo, sbucando più o meno all’altezza del portone del palazzo di via Porta Rossa 6. Sicuramente gli studi di Carocci esclusero che derivasse dal nome di una famiglia. Un’ipotesi è che il nome abbia orgini militari, in relazione al luogo di raduno delle milizie cittadine in tempo di guerra, posto sul sito della loggia del Mercato Nuovo e contrassegnato ancora oggi dal simbolo di una ruota di carroccio.I “morti lontani” potrebbero essere stati i cittadini periti nelle battaglie fuori città e mai sepolti negli edifici sacri nelle mura: si potrebbe trattare quindi di una dedica ai “caduti” ante litteram.

Sulla volta all’inizio della via, presso Calimala, era stata costruita una torre, e sotto la volta esisteva un tabernacolo con lampada, ormai quasi illeggibile nel XIX secolo.
In via dei Lontanmorti si trovavano alcuni edifici enigmatici, tramandatici dai rilievi di Corino Corinti. Uno era la “torre piena” o “soda“, un edificio quadrangolare affacciato sul lato nord della vicina via del Fuoco, interamente riempito di materiale e senza alcun vano interno, probabilmente usata come contrafforte per gli edifici vicini. Un’altra, era invece la “torre vuota“, lungo il vicolo dei Lontanmorti: al piano terra aveva una normale bottega, di installazione relativamente recente, mentre ai piani superiori era completamente vuota, levandosi per circa tredici metri e con una sola apertura, una porticina, a quasi nove metri di altezza.

Sul lato meridionale di questo lato della strada si allineavano le case dei De’ Nobili, ristrutturate accuratamente tra iQuattro e Cinquecento, dalle quali provengono molti pregevoli frammenti architettonici nel lapidario del Museo di San Marco. In una di queste case già dei Siminetti, sotto l’intonaco, vennero scoperte delle finestre ad arco romaniche, le uniche di quel genere in un edificio privato fiorentino.
In via dei Lontanmorti si trovava il bordello frequentato da Telemaco Signorini, immortalato nella tela La toilette del mattino.
In angolo con la via dei Cavalieri si trovava la Residenza dell’Arte degli Albergatori, accanto alla sede degli Uffiociali di Grascia e, sull’altra cantonata, iniziava il dado dei Lamberti con la sede degli Oliandoli e Pizzicagnoli. Da qui la via sfociava nella piazza del Monte di pietà dei Pilli, che nel tempo fu detta anche piazza dei “Pigli” (da non confondere con la piazza della loggia dei Pilli nell’isolato sull’altro lato di via Pellicceria) o piazza del dado dei Lamberti. Da questa piazzetta si poteva un tempo arrivare in Porta Rossa attraverso il chiasso del Mangano, vicolo accecato. Doveva il suo nome a un mangano medievale dell’Arte della Lana, usato per il finissaggio delle pezze. Ne esisteva ancora uno in questa zona, al tempo delle demolizioni, sull’altro lato di via Pellicceria, nella piazzetta detta “degli Erri” o “della Loggia dei Pilli“.

Perpendicolare a questo vicolo esisteva invece il chiasso dei Bostichi, dal nome di una famiglia che qui possedeva una torre e altre case, e che andava da via Pellicceria al vicolo dei Lontamorti. In una di queste case dei Bostichi, su via Porta Rossa, esisteva un tabernacolo con una Madonna che dà la cintola a san Tommaso, fatto murare dal Tribunale della Mercanzia col proprio stemma. Su un’altra di queste case esisteva uno stemma dell’Arte del Cambio, messo la corporazione l’aveva ottenuta dal testamento di Alessandro Bostichi, ultimo della sua famiglia prossima all’estinzione nel XV secolo.

 

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Andrea Giovanni Iacopini

Andrea giovanni Iacopini nasce a firenze nel 1955. Geometra con la passione per le storie fiorentine è amante degli animali, della musica anni 70/80, di cinema e della squadra Viola. Si definisce un ottimista per natura.

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