Firenze,Tra eleganza e antichi sapori

Al Caffé Paszkowski, tutta un’altra musica!

Essere alla moda vuol dire esser moderni.E chi non è alla moda e moderno è fuori dell’arte viva.

Ardengo Soffici scrisse queste righe durante la redazione del suo manifesto sulla moda e l’arte. Sottolineò l’importanza di partecipare alla vita mondana, permeata di arte e spirito innovatore. Non fu l’unico a interessarsi ad argomenti che possono sembrare superficiali o “di contorno” rispetto a tematiche più pregnanti. Al contrario, come molti insieme a lui, riaffermò con ferrea determinazione il ruolo fondamentale della socialità. Mescolarsi fra la gente e sentirsi parte di una realtà più compatta, respirando le atmosfere dei caffè della città, veri crocevia di persone e idee.

Con cravatte e panciotti colorati e fortemente anti-neutrali, gli artisti diventarono loro stessi opere d’arte. Stretti nei loro smoking elegantissimi e realizzati su misura, o abbigliati eccentricamente secondo le ultime mode descritte nei Manifesti futuristi dedicati alla moda. Sale avvolte dal fumo che si diffondeva dai sigari o delle sigarette accese, i bicchieri colmi di Chablis che risuonavano, scontrandosi al grido di “Santé!”.

Erano tutti intellettuali, grandi scrittori e uomini di cultura insieme a qualche vero e proprio dandy. Si nutrivano di arte, poesia e conversazioni brillanti e improvvisate con le menti più interessanti con cui confrontarsi. Le serate erano animate dall’ebbrezza e dalla foga con cui proseguivano i dialoghi sempre più accesi, la vita e l’arte sembravano quasi fondersi mentre i confini tra le due si facevano sempre più labili e impercettibili.

È in questo clima di fervore culturale che nacquero e si svilupparono i Caffè letterari. Luoghi di ritrovo della borghesia, aristocrazia e di personaggi di cultura e col tempo, finirono per scalzare il ruolo che fino al secolo prima era stato dei salotti. Iniziarono così a riunire gli attori principali del mondo delle lettere e della filosofia nell’intimità delle sale concepite per la libera conversazione e talvolta il compiaciuto sfoggio delle proprie conoscenze.

Tra bombons, gelati, confetti e altre prelibatezze i primi Caffè divennero parte integrante della città e luoghi in cui si percorrevano i ritmi della vita sociale, per poi divenirne il fulcro. I Caffè letterari come il Paszkowski, Gilli o Le Giubbe Rosse divennero a Firenze dei luoghi di incontro considerati punti di riferimento. Ed in effetti, fu con loro e grazie a loro che si è fatta la storia mondana e non della nostra città. 

Immutabile fin dalle origini, il Caffè Concerto Paszkowski rappresenta tutt’oggi un elegante palcoscenico, nonché un signorile salotto nel cuore del capoluogo. Dichiarato Monumento Nazionale nel 1991, Caffè Paszkowski si è mantenuto quale uno dei simboli della tradizione cittadina. E di questo ne è orgogliosa conferma l’eleganza dello stile e la cura nell’ospitalità.

Nel passato, la piazza in cui esso è ubicato non era quella che siamo abituati a vedere al giorno d’oggi. Essa infatti è uno dei risultati più conosciuti dell’epoca cosiddetta del “Risanamento”, ovvero di quando fu ridefinita l’urbanistica della nostra città in seguito all’insediamento della capitale del regno d’Italia a Firenze, dal 1865 al 1871. Piazza della Repubblica rappresentava  il centro della città sin dall’ epoca romana: qui si incontravano il cardo e il decumano e si apriva il foro. In epoca altomedievale la zona circostante era stata densamente edificata ma quest’aria aveva mantenuto comunque la funzione di luogo di ritrovo. 

Birreria Paszkowski, immagine d’epoca

Divenne sede istituzionale del mercato cittadino a partire da poco dopo l’anno 1000. Soltanto nel 1500 il mercato divenne “vecchio”, per via della realizzazione della loggia del mercato “nuovo”,  vicino al Ponte Vecchio.

Nei pressi del mercato si trovava il ghetto ebraico, l’area dove Cosimo I aveva obbligato a risiedere gli ebrei in città, partire dal 1571. Purtroppo, di quel periodo resta visibile ad oggi solo la Colonna dell’Abbondanza (ricollocata in una posizione vicina a quella originaria in data 1956). 

La piazza risanata è frutto di un intervento ottocentesco che fu definito dal progetto degli architetti Luigi del Sarto e Edoardo Rimediotti, allo scopo di realizzazione un moderno mercato delle vettovaglie, in luogo del mercato vecchio.

Ovviamente, la decisione di ampliare la piazza comportò la distruzione totale di molti edifici esistenti (tra cui torri medievali, chiese, sedi corporative delle arti, palazzi nobiliari, nonché botteghe artigiane e molte abitazioni). Al loro posto vennero edificati dei grossi palazzi che furono inaugurati niente meno che alla presenza del re Vittorio Emanuele II. 

Gli edifici che sorsero nella nuova piazza (definiti amaramente da Telemaco Signorini “porcherie”), seguivano il gusto ufficiale borghese del periodo ed erano stati progettati da architetti molto in voga a quel tempo: Vincenzo Micheli, Luigi Buonamici e Giuseppe Puccini. 

A seguito di questa trasformazione la piazza divenne una sorta di “salotto buono” della città su cui si affacciarono nuovi palazzi signorili, alberghi di lusso, i primi grandi magazzini ed i nuovi eleganti caffè tra cui appunto il Caffè Centrale -come si chiamava all’epoca- che fu inaugurato nel 1846.

Nel 1903 i locali vennero dunque rilevati dalla Società Toscana C. Paszkowski (nome polacco, la cui pronuncia corretta sarebbe “Pashkòfski” ma che venne da subito storpiato dal popolo fiorentino in “Pascòschi” e a  tutt’oggi infatti tale resta!), per la fabbricazione e la vendita di birra. Il cognome del titolare dette dunque il nome all’insegna di quel luogo che sarà in breve tempo tanto amato dagli intellettuali e dai borghesi.

 Il nuovissimo centro di intrattenimento e ristoro acquisterà la sua fama  anche per via di una formula assai innovativa per Firenze, vale a dire quella del Caffè Concerto, eredità dai cafè chantant parigini. A partire dal 1911 al Paszkowski ebbe infatti inizio un ambizioso programma di concerti che richiamerà in Piazza della Repubblica appassionati melomani e tanti artisti italiani e internazionali. Ai tavoli del caffè letterario non era raro incontrare figure di spicco del panorama culturale italiano come Gabriele D’Annunzio, Giuseppe Prezzolini, oppure Ardengo Soffici. Il cabaret svolse un ruolo chiave nell’affermazione dell’essenza del caffè, la cui anima rivolta alla musica e all’apertura culturale verso le nuove forme di espressione artistica si consolidò sempre di più col tempo. Anche Mario Luzi, lo scelse come luogo per riunirsi e ritrovarsi con gli amici durante interminabili serate di bellezza e di follia.

Le frequentazioni intellettuali continueranno a essere buona norma al caffè Paszkowski per parecchi decenni a seguire, tanto da annoverare tra i clienti più illustri del suo passato nomi del calibro di Eugenio Montale, Umberto Saba o Vasco Pratolini. 

Il Caffè rimarrà solidamente in mano alla famiglia polacca fino agli anni Settanta. Poi, nel 1979, passerà di mano, acquistato dalla famiglia Valenza, colei che ancora oggi detiene la proprietà dell’attività.

Caffè Concerto Paszkowski, l’interno del locale

Nel 1991 il Caffè fu dichiarato Monumento Nazionale, entrando di diritto nell’albo dei Locali Storici d’Italia. Un giusto encomio se consideriamo che le sale del locale, con le grandi vetrine a connettere l’interno con la zona esterna, divennero un vero e proprio modello per i futuri caffè che progressivamente costellarono gli altri angoli della Piazza e di tutta Firenze fin dal momento in cui fu concepito.

Paszkowski racchiude insomma la storia di una parentesi brillante e dinamica di quella che fu la nostra amata città a cavallo fra Ottocento e Novecento. Con le sue sale affrescate e i tanti tavolini immersi in una delle piazze più famose la mondo, questo signorile Caffè  regala  ai suoi avventori la sensazione di appartenere ad un’epoca di seduzione e di fascino che a Firenze continua a riemergere un po’ ovunque, anche nei luoghi forse meno carichi di aspettative ma proprio per questo più appaganti quando se ne coglie l’essenza. 

Immutabile, ora come allora,  il Caffè Concerto Paszkowski rappresenta un elegante palcoscenico ed un salotto nel cuore della città di Firenze, nonché’ un vero e proprio simbolo della tradizione cittadina, di cui conferma orgogliosamente l’eleganza dello stile e la cura nell’ospitalità.

Anche per oggi, credo di aver detto tutto… concludiamo dunque il nostro racconto odierno concedendoci un buon caffè da …”Pascòschi”, come si dice da noi, a Firenze!

Caffè Concerto Paszkowski , l’esterno con il precedente dehor
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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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Massimiliano Pancani

Bellissimo racconto che evidenzia uno dei locali più caratteristici di Firenze che tutto il mondo ci invidia per la sua storia egregiamente raccontata in questo articolo. Come raccontava l’ultimo menestrello “Marasco” in una delle sue canzoni: Vieni via vien dal Paszkowski che è un locale che tu conoschi c’è ……..Complimenti alla scrittrice

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