Una poesia per tutte le Donne
A più di un secolo di distanza il linguaggio comune continua a nominarla Festa della Donna ma, come tutti sappiamo, non c’è nulla da festeggiare: semmaia c’è qualcosa da ricordare, casomai da omaggiare o meglio tributare. Ma da festeggiare proprio no.
Non a caso, il nome ufficiale della “festa” dell’8 marzo è Giornata Internazionale della Donna, una definizione che ci sembra più appropriata per ossequiare le donne che nei secoli si sono battute per consentire a coloro che sarebbe venute poi, di godere di conquiste sociali, politiche ed economiche, di raccogliere il testimone della lotta infinita contro le discriminazioni e le violenze di genere.
Le vicende che hanno dato vita alla giornata dell’8 marzo non trovano una versione unanime. Secondo alcune teorie, la giornata dovrebbe ricordare la morte di centinaia di operaie nel rogo di una fabbrica a New York ma qualcuno sostiene che quella famigerata Cotton non sia mai esistita. Un altro rogo si verificò però, sempre nella Grande Mela, nel 1911 nella fabbrica Triangle provocando la morte di 23 uomini e 123 donne, perlopiù immigrate di origini italiane ed ebraiche. Ancora, altre versioni fanno riferimento alla violenta repressione poliziesca durante una manifestazione sindacale di operaie del comparto tessile a New York nel 1957, mentre c’è chi parla di scioperi o incidenti a Chicago e Boston.
Non è nostra intenzione in questa sede assurgerci a storici ed emettere un verdetto su quale sia l’esatta origine dell’8 marzo. In ogni caso si tratta di una genesi combattuta: appassionata e convinta da un lato, violenta, discriminante e iniqua dall’altro.
Per noi la giornata di oggi vuole essere l’occasione per ricordare tutte le donne che hanno contribuito a rendere reale la ricorrenza e anche – o forse soprattutto – per non dimenticare che ancora c’è molto da fare per ridurre la discriminazione e la violenza.
Un mazzo di mimosa, sebbene negli anni Cinquanta avesse avuto il significato di turbare l’ordine pubblico, oggi non ci rappresenta. Pare più un’ottemperanza alle tante imperdibili spinte commerciali di un consumismo dilagante.
Le donne hanno bisogno d’altro: di potersi sentire sicure di denunciare i propri aguzzini, di poter diventare madri senza rinunciare a tanto, spesso troppo, soprattutto di non essere costrette a sevizie provenienti da tradizioni millenarie ormai superate nella cultura ma non nella vita quotidiana.
E noi della redazione oggi, anziché una mimosa, vorremmo regalare a tutte le donne una poesia: perché, nonostante talvolta sembri che l’evoluzione tecnologica voglia dirci altro, continuiamo a credere che la letteratura fondi le radici della cultura e consenta di tramandarla e perpetuarla all’infinito.
Una poesia per tutte le donne, di oggi e di ieri: quelle comuni e quelle straordinarie di cui sono state narrate le vicende nei libri di storia o nei romanzi; intellettuali, scienziate, artiste, sportive, scrittrici e poetesse, donne ribelli, abili politiche, professioniste e imprenditrici, regine, nobili e proletarie, sante e guerriere.
Una sola poesia per tutte le donne, comprese quelle che hanno combattuto in sordina, in punta di piedi, di cui non si ricorda nemmeno il nome. Una poesia per le nostre figlie, che diventeranno le donne di domani, poiché meritano assolutamente che si continui a cercare di costruire una realtà migliore.
I nostri auguri sono volti a questo: per non dimenticare di essere state una delle categorie più vessate, discriminate e punite, per il solo motivo di essere donne.
Perché tutti, uomini e donne, possano ricordare ogni giorni che gli orrori di un secolo fa esistono ancora, fuori dalla porta di casa di ciascuno di noi, come a centinaia di chilometri di distanza. E perché possiamo prendere consapevolezza che ogni piccolo gesto contribuisce a contrastare le grandi ingiustizie e le sofferenze.
Ti meriti un amore
«Ti meriti un amore che ti voglia
spettinata,
per tutte le ragioni che ti fanno
alzare in fretta,
per i demoni che non ti
lasciano dormire.
Ti meriti un amore che ti faccia
sentire sicura,
in grado di mangiarsi il mondo
quando cammina accanto a te,
che senta che i tuoi abbracci sono
perfetti per la sua pelle.
Ti meriti un amore che voglia ballare
con te,
che trovi il paradiso ogni volta che
guarda nei tuoi occhi,
che non si annoi mai di leggere le
tue espressioni.
Ti meriti un amore che ti ascolti
quando canti,
che ti appoggi quando fai la ridicola,
che rispetti il tuo essere libera,
che ti accompagni nel tuo volo,
che non abbia paura di cadere.
Ti meriti un amore che ti spazzi via le
bugie
che ti porti il sogno,
il caffè
e la poesia.»
Frida Kahlo
Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón (Coyoacán, 6 luglio 1907 – Coyoacán, 13 luglio 1954), fu un’artista messicana che ha segnato non solo la storia dell’arte, ma l’evoluzione della donna come essere umano uguale all’uomo: un simbolo femminista e rivoluzionario, espressione della libertà.
Visse molte situazioni difficili nella sua vita: soffrì di poliomielite e dopo un gravissimo incidente fu costretta a letto per lungo tempo, il che le causò problemi alla spina dorsale, alle gambe ed anche problemi di fertilità.
La maggior parte delle sue opere d’arte erano ritratti di se stessa in cui cercava di mostrare la sua sofferenza: «Non dipingo i miei sogni, dipingo la mia realtà».
La sua essenza l’ha trasformata in un’icona che rappresenta la forza, l’ispirazione per molte donne nel mondo.
Ti meriti un amore è una delle sue poesie ispiratrici, una poesia che ogni donna dovrebbe leggere almeno una volta nella vita, una poesia che anche molti uomini dovrebbero ascoltare, non una bensì molte volte nella vita!