Oggi, lasciate che io sia felice!
«Ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo. Ha bisogno di qualcuno che con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti.»
(Pablo Neruda)
Sensibilità, poesia, amore e sentimento: Pablo Neruda (Parral, 12 luglio 1904 – Santiago del Cile, 23 settembre 1973), nome d’arte di Ricardo Eliezer Neftalì Reyes Basoalto, fu tutto questo.
Fu poeta, diplomatico e politico cileno, annoverato tra i maggiori esponenti della letteratura latino-americana contemporanea: Gabriel Garcia Marquez lo definì addirittura «Il più grande poeta del ventesimo secolo, in qualsiasi lingua».
Spesso nominato dalla critica un vero e proprio poeta-pittore, Neruda, proprio come un artista, usava una tavolozza di parole per dipingere il grande quadro della vita.
Dipingere la propria esistenza, non è cosa semplice, soprattutto non è cosa per tutti: ma le parole, come i colori, hanno la capacità di plasmarsi in innumerevoli sfumature, e quando il poeta è capace di essere un eccellente pittore, la vita stessa posa per lui, come una modella che si fa ritrarre con estrema naturalezza, anche nelle viscere più profonde, unendo insieme pensiero e bellezza, raggiungendo il sublime.
Leggere una poesia di Pablo Neruda è insomma un po’ come ammirare un bel quadro; lasciandoci pervadere da svariate emozioni, cerchiamo la sua chiave di lettura, e invece di una, possiamo trovarne mille diverse; perché mille sono le maschere diverse che il poeta ha dovuto indossare, immedesimandosi di volta in volta, respirando l’esistenza, interpretandola e raccontandocela in tutte le sue tonalità.
Nato a Parral, nel cuore del Cile, si guadagnò la fama di poeta del popolo per l’impegno civile e politico contro i regimi dittatoriali instauratisi nel suo paese e nel resto dell’America Latina, abbracciando il Comunismo. Ciò lo condannò all’esilio, durante il quale soggiornò anche in Italia, nell’isola di Capri.
Quest’ultima esperienza ispirò a Massimo Troisi il film Il postino (1994), diretto dal regista Michael Radford e sceneggiato sulla base del romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skarmeta.
Le numerose raccolte di poesie, ispirate all’amore e ai colori e ai profumi della quotidianità, lo portarono nel 1971 a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura. Il 23 settembre di due anni dopo scomparve, a pochi giorni di distanza dal golpe militare nella sua amata terra cilena.
Nella ricorrenza del suo compleanno, vorrei ricordarlo con una delle sue più belle poesie, per cominciare questa giornata all’insegna della bellezza:
Ode al Giorno
«Questa volta lasciate che sia felice,
non è successo nulla a nessuno,
non sono da nessuna parte,
succede solo che sono felice
fino all’ultimo profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo,
che posso farci, sono felice.
sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra».