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La donna che mise le ali

Conoscete Fiorenza de Bernardi? 

Ebbene amiche ed amici, qualora non la conosciate ve la presento volentieri, poiché Fiorenza de Bernardi non è una donna qualunque! La vita di Fiorenza non è stata una vita qualunque! Soprattutto, il mestiere di Fiorenza de Bernardi non è stato un mestiere qualunque. 

Fiorenza de Bernardi rappresenta la storia d’Italia al femminile. Stiamo infatti parlando della prima aviatrice italiana, la quarta donna nel mondo, che è riuscita a divenire pilota di linea alla fine degli anni ‘60. 

Per intraprendere la carriera di pilota, Fiorenza ha dovuto vincere la diffidenza dei colleghi uomini e ha dovuto guadagnarsi la loro fiducia con bene settemila ore di volo in cabina sulle spalle. Ma grazie alla sua determinazione, Fiorenza è divenuta un esempio per molte altre donne che hanno voluto intraprendere la stessa professione. 

Intrepida e risoluta fin da quando era praticamente in fasce, Fiorenze (e già il nome è tutto un poema!) nasce a Firenze il 22 maggio 1928. 

Sin da bambina entra in contatto con aerei e motori. È la figlia di un vero e proprio asso dell’aviazione, ma questo non significa molto. Il fatto è che Fiorenza ce l’ha nel sangue la passione per il volo. A tre anni è già in sella al suo primo aereoplanino: un triciclo che il padre ha trasformato apposta per lei.

Incredibile? Non direi. Del resto anche il padre era una figura eccezionale, un pioniere del volo, che aveva collezionato trofei prestigiosi esibendosi nei cieli d’Italia e d’America. 

Nato nel 1893 a Venosa, in provincia di Potenza, ma di origine piemontese, Mario de Bernardi, dopo essersi arruolato nell’esercito, conquistato dai primi voli aerei, decide di passare nell’Aeronautica militare e di conseguire il brevetto di pilota, brevetto che ottiene nel 1914. Da quel momento, la sua carriera decolla come i suoi aerei, raggiungendo, a fine carriera, il grado di colonnello. L’asso dell’aviazione, nel corso della sua vita vincerà varie gare internazionali tra cui, nel 1926, la prestigiosa “Coppa Schneider” a Cleveland negli Stati Uniti,  e il campionato di acrobazia aerea a Norfolk cinque anni dopo. Egli sarà anche il primo uomo ad oltrepassare, su un velivolo, i 500 km/h. Al suo attivo non mancano neppure numerose invenzioni poiché il colonello de Bernardi fu reputato collaudatore e i velivoli li conosceva davvero bene, tanto da aver testato il primo aereo a reazione. Morirà di infarto durante un volo ma la sua destrezza gli consentirà di atterrare senza danni prima di accasciarsi al suolo inanime.

La madre dell’aviatrice, Maria Vittoria Falorsi, fiorentina, era stata crocerossina durante la Prima Guerra Mondiale. Poi, una volta sposato Mario, aveva dovuto seguirlo nei suoi vari spostamenti professionali. Vivendo  vicino agli aeroporti, aveva imparato presto a riconoscere ogni aereo dal rombo del motore, al punto tale da essere anche in grado di capire quando il marito atterrava!

Cresciuta in una famiglia dove capeggiava anche la figura di nonna Ida, un’insegnante che sapeva a memoria tutta la Divina Commedia e che aveva scritto romanzi come Cuore dei Ragazzi, a dire dei nipoti superiore al libro Cuore di De Amicis, Fiorenza vive un’infanzia e un’adolescenza da favola. Il padre Mario, innamorato di questa bambina vivace che vuole fare tutto quello che fa il suo papà, la porta con lui appena può. Ma soprattutto, cosa ancor piu bella, lascia a sua figlia la libertà di fare le proprie scelte.

Grazie a questa libertà Fiorenza, vera forza della natura, potrà fin da giovane praticare tutti gli sport estremi. Anni meravigliosi a scalare montagne, sciare o tuffarsi nel mare. 

Nel 1947, decide di iscriversi insieme ad un’amica a una scuola di roccia a Monte Morra, sui monti laziali. Un’esperienza che farà nascere, nella futura aviatrice, la passione per le scalate. Dopo Monte Morra arriveranno tante altre vette: Monte Bianco, Grandes Jorasses, cime dell’Ortles e Lavaredo, vetta Walker, del Piccolo e Gran Zebrù etc…  Arrampicate estive e sciate invernali sulla Marmolada e in Val Gardena, affrontando grandi pericoli e belle risate tra i giovani partecipanti a queste escursioni.

Fino ai vent’anni le sue esperienze di volo sono sui velivoli del padre o degli amici più cari. Voli che aveva effettuato, fino a quel momento, più per curiosità che per interesse perché la sua vera passione era la montagna, tanto da sognare di comperare una baita in Val Gardena ed offrire salcicce e panini agli scalatori di passaggio.

Poi però, tutto cambia. Bastano pochi voli e l’interesse della ragazza diventa subito palpabile. Mario insegna alla figlia tutti i trucchi del mestiere, elargisce quei consigli che sono fondamentali per salvarsi la vita in casi estremi, casi che possono sempre succedere quando si è soli al comando di un aereo. E, una calda giornata estiva del 1951, Fiorenza decide di tentare l’avventura da sola, senza dire però nulla al papà. 

E’ lei, sola, a salire su un FL3 e decollare nei cieli di Roma. A tenerle compagnia un falco che vola sotto il suo aeroplano. Emozione fortissima che farà scattare il desiderio di diventare anche lei pilota, come suo padre.

I primi anni di volo sono sportivi come gare di aerei, raduni o, al massimo, “commerciali”, quali il lancio di volantini.

Ed è proprio durante un lancio di volantini che il loro aereo si schianta al suolo. Al comando del velivolo di turismo c’è suo padre. Qualcosa va storto, il motore si blocca e l’aviatore capisce che non c’è nulla da fare.  Per fortuna volano a quota molto bassa e sotto di loro  intravvedono uno spiazzo erboso e, con la velocità che ha ancora l’aereo, Mario  riesce a farlo stallare con una virata secca e a bloccarlo a terra. 

Da allora in poi, tra gare e acquisizione di nuovi brevetti, la vita di questa ragazza è piena di grandi soddisfazioni. Quegli anni sono caratterizzati soprattutto da competizioni sportive sia in Italia che nel resto d’Europa, competizioni che, spesso, svolge in coppia con l’amica Graziella Sartori,  vincendo numerosi trofei. 

E’ il 1953 quando cominciano ad arrivare anche incarichi professionali. Infatti, il rappresentate della Piper in Europa e Africa, amico di suo padre, le propone di diventare la sua copilota. Volerà con il Comandante Roberto Goems per dieci lunghi anni in tutti i cieli d’Europa e d’Africa del Nord. 

Anni lieti, ricchi di soddisfazioni. Anche in amore. Fiorenza incontra l’uomo che le fa battere il cuore, anche lui fa il pilota, si chiama Sandro Carocci. I due si sposano. L’amore c’è, tuttavia non è facile tenere insieme un rapporto di coppia. E tra un aeroporto e un altro, la loro unione finirà per sciogliersi.

Nel 1966 si presenta l’occasione per fare il salto definitivo nel mondo degli aerei professionali o di linea. Fiorenza è in gamba e riesce a superare senza problemi gli esami di navigazione, aerotecnica, meteorologia, medicina aeronautica e quanto altro, ottenendo il brevetto commerciale, grazie al quale può essere assunta da Aeralpi nel gennaio del 1967. Sarà la prima pilota di linea italiana (e quarta nel mondo).

I colleghi della Aeralpi guardano con molta diffidenza questa 39enne che pretende guidare un aereo come se fosse una semplice automobile. Ma ben presto si rendono conto che la de Bernardi pilota con grande maestria e competenza e  che il suo brevetto è più che meritato. 

Fiorenza sarà anche una delle prime donne a volare su velivoli militari e, poiché la sua compagnia effettuava voli con il codice della compagnia di bandiera, può essere considerata la prima donna italiana a trasportare passeggeri Alitalia. In quel periodo fu anche la prima donna abilitata al volo di montagna.

Saranno anni intensi e belli, fino a quando la compagnia si scioglierà.

L’Alitalia, a cui Fiorenza si rivolge per avere un’assunzione nicchia. Non vede di buon occhio una donna ai comandi di un aereo. Ad assumerla, allora, nel 1969, è una compagnia con idee più all’avanguardia, l’Aertirrena. In quegli anni titubano un po’ tutte le società di aviazione, infatti, anche in America, dove l’aereo è una necessità per la vastità del territorio, bisogna aspettare il 1973 prima che le grandi compagnie assumano donne pilota. 

L’Aertirrena la ingaggia in un primo momento come pilota di taxi aereo. Poi la nomina Comandante e nel 1970, vista la grande competenza, la invia a Mosca per conseguire l’abilitazione a guidare il  tri-jet YAK 40, un aereo che porta venticinque passeggeri e può atterrare quasi ovunque.

Fiorenza impara benissimo tutti i meccanismi di questo velivolo robusto. Ma l’accordo è anche quello di effettuare voli dimostrativi. Saranno proprio quei voli dimostrativi che la porteranno a girare mezzo mondo, fino a raggiungere l’Australia. In quella lunga e avvincente avventura, in cui ha dovuto fare tappe per rifornimento carburante in tutta l’Asia, la sua fama di aviatrice la precedeva. La stampa locale australiana concesse, infatti, grande attenzione a questa donna al comando di un jet che divenne nota in tutto il continente.

Siamo nel 1980 quando, poco dopo avere riprovato a entrare in Alitalia, Fiorenza rimane vittima di un incidente automobilistico che la tiene a letto per più di un anno. È la fine della sua carriera. L’interruzione repentina di un sogno… settemila ore di volo annoverate negli anni. Eppure nessuno potrà fare niente. Le leggi dell’aviazione sono inflessibili: il brevetto di pilota decade se non si torna all’attività entro sei mesi dall’infortunio.

 

La sua grande esperienza e anche il malcontento di aver avuto tante porte sbarrate, l’hanno convinta a fondare, nel 1979, l’Associazione Pilote Italiane, diventata poi Associazione Donne dell’Aria (ADA) della quale fanno parte anche paracadutiste, direttrici di aeroporti e tutte le donne che ruotano nell’ambito dell’aviazione. 

Fiorenza è anche vice-presidente della Federazione Pilote Europee e membro delle 99 (l’associazione a cui appartengono tutte le pilote del mondo), nonché membro ISA (Associazione Internazionale delle Pilote di Linea).  

Nel corso della sua lunga carriera, ha ricevuto riconoscimenti di ogni sorta, compresa una  più che meritata “medaglia alla carriera”.

Trentacinque anni, vissuti tra il rombo dei motori e il sibilo dei jet, un’inesauribile fonte di ispirazione, esempio e stimolo per tante colleghe, che hanno sempre visto in lei un grande riferimento per tutte le donne che volano… 

Noi non la dimenticheremo.  Auguri di buon compleanno a te, Fiorenza!

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Barbara Chiarini

Barbara Chiarini nasce a Firenze nel 1967. Laureata in Architettura con indirizzo storico-restauro e conservazione dei Beni Architettonici, si ritiene un architetto per professione, una scrittrice per passione, ed una fiorentina D.O.C. Autrice del libro “Per le Antiche Strade di Firenze”, “Una finestra affacciata dull’Arno” e “Su e Giù per le strade di Firenze”, ella è anche la fondatrice nonche’ uno degli Amministratori di questo Blog.

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